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Alexandri II papae privilegium
1063 aprile 19.
Alessandro II papa, su istanza della badessa Alda e delle monache del monastero di <San> Salvatore e S. Giulia di Brescia detto Nuovo, fondato dalla regina Ansa, prendendo il monastero sotto la sua protezione, conferma il possesso di tutte le proprietà concesse dagli imperatori e dai precedenti pontefici; proibisce che qualsiasi sacerdote o persona che abita nel monastero o nelle sue pertinenze possa esercitare qualche giurisdizione o autorità e che nessun sacerdote possa celebrare l'ufficio liturgico, se non invitato dalla badessa; conferma al monastero il districtum sui servi e sugli uomini liberi, le decime e le primizie relative alle terre coltivate, nonché alle basiliche e alle celle edificate sulle terre del monastero, oltre alla concessione del crisma e dei sacri oli per la consacrazione delle badesse, delle monache, dei chierici, degli altari e delle basiliche. Stabilisce anche, fra l'altro, che la badessa abbia la facoltà di fare costruire castella e chiese, nonché di istituire un mercato nei territori di proprietà del monastero e che nessuno possa tenere un placito o riscuotere senza il suo consenso.
Falsificazione in forma di copia semplice imitativa della seconda metà del sec. XII, ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 5, perg. LXXV [F]. Copia semplice del sec. XVI, BQBs, Privilegia et colletiones, ff. 2r-3v [D]. Copia Odorici, busta 20.4. Regesto del sec. XVII, BAMi, <PURICELLI>, Brixiensis monasterii olim Sancti Salvatoris nunc Sanctae Iuliae varia privilegia, f. 169v. Regesto Astezati, pp. 545 (alla data 1063 aprile 25), 582 (alla data 1063 aprile 28). Regesto Cristoni, p. 5.
Nel verso, del sec. XIV-XV: Previlegium pro [[...]] possent po[[......]]| monasterio et ecclesis [[...]] omnibus monasterio | Sancte Iulie per legatum nec per aliquam aliam [[...]]| nec molestari ab aliquis personis; di mano del sec. XV-XVI: Privilegium Alexandri pape 1063; altre annotazioni di epoca moderna, tra cui segnatura Astezati: K fil. 2 n. 5.
Edizioni: MARGARINI, Bullarium Casinense, II, n. CIV, pp. 97-8; MIGNE, Patrologia latina, CXLVI, n. CXLVIII, coll. 1419-21.
Trascrizione: BAITELLI, Annali historici, p. 46; p. 66 (trad. it.).
Regesti: ODORICI, Storie Bresciane, V, n. LXXI, p. 67; JAFFÉ, n. CCCXC; JAFFÉ-L., n. +4542; KEHR, Italia Pontificia, VI, 1, n. +5.
Cf. SANTIFALLER, Saggio di un elenco, p. 399; CAPITANI, Imperatori e monasteri, p. 473; BECHER, Das königliche, p. 319 (nota 111); BETTELLI BERGAMASCHI, A proposito del 'privilegium', p. 156 (nota 87).
La pergamena si presenta complessivamente in buono stato di conservazione, nonostante una levigatua alquanto rudimentale abbia provocato la sistematica sbavatura dell'inchiostro. Rigatura a piombo, anche con le linee verticali delimitanti lo specchio di scrittura.
Nel margine inferiore si osserva la presenza di due fori praticati per l'appensione del sigillo (deperdito): probabilmente soltanto un espediente per avvalorarne l'autenticità. Numerose e convincenti sono infatti le prove che inducono a valutare come decisamente spurio il privilegio qui edito, su cui, tra l'altro, già Kehr aveva espresso un reciso giudizio di falsità.
Il doc. venne allestito nella seconda metà del XII sec., prendendo come modelli, per il testo, il privilegio di papa Callisto II del 1123 aprile 3 (doc. n. 106), e, per l'escatocollo e le indicazioni cronologiche, il privilegio di papa Silvestro II concesso nel 999 aprile 19 in favore del monastero di S. Benedetto di Leno (cf. ZACCARIA, Dell'antichissima Badia di Leno, pp. 80-2).
Il privilegio vorrebbe probabilmente apparire come la fedele riproduzione di un originale, se non forse l'originale stesso: regolare l'impaginazione (c'è la rigatura, anche con le linee verticali delimitanti lo specchio della scrittura), costanti - o quasi - gli spazi interlineari, presenza di litterae elongatae nella prima riga; tuttavia la scrittura, chiaramente riconducibile alla seconda metà del sec. XII, sebbene nell'escatocollo cerchi di riprodurre le forme grafiche dell'antica curiale, palesa come il privilegio non possa essere uscito dalla cancelleria pontificia. A questo si aggiunga un'altra serie di innesti tanto grossolani quanto improbabili: il saluto finale (Bene valete) inserito non nella consueta forma monogrammatica, una sottoscrizione in sillabe tachigrafiche (Romanus episcopus subscripsi), che dovrebbe costituire l'autenticazione del doc. - elemento piuttosto comune nei privilegi di papa Silvestro II ma assolutamente estraneo agli usi di Alessandro II -, e una Rota molto approssimativa (un cerchio con il nome del papa su tre righe), posizionata a destra anziché a sinistra, che ricorda la riproduzione di un lato della bulla plumbea. Risultano inoltre inconciliabili con il pontificato di Alessandro II la formula papę Alexandri iunioris inserita nella datazione ad indicare il nome e il numero ordinale del papa - l'uso di iunioris trova invece riscontro in due privilegi di Silvestro II: quello già citato per il monastero di Leno e un'altro per l'abbazia di Fulda (cf. JAFFÉ 3901 e 3907) -, nonché le attestazioni di Antonius regionarius notarius et scriniarius e di Iohannes episcopus Sanctę Albanensis ęcclesię et bibliotecarius, attivi tra l'aprile del 999 e il dicembre del 1000 (cf. SANTIFALLER, Saggio di un elenco, pp. 109, 117).
In ogni caso, sfuggono, allo stato delle conoscenze, le ragioni che portarono alla produzione di del falso; forse si trattò soltanto di un tentativo di assicurare diritti già goduti, di cui si intendeva rafforzarne la rivendicazione, anche perché dall'analisi del contenuto non emergono novità significative rispetto ai precedenti privilegi di Paolo I e Niccolò II. Non si esclude, allora, sebbene al momento rimanga soltanto una supposizione fortemente ipotetica, che il presente privilegio possa rappresentare una sorta di 'esercizio di stile', opera di uno scriba probabilmente - ma non necessariamente - ecclesiastico che avesse la possibilità di consultare i documenti di enrambi gli archivi dei cenobi di S. Giulia e Leno, e non nasconda pertanto alcun intento fraudolento: le incongruenze diplomatistiche sarebbero al contrario tanto manifeste quanto intenzionali, introdotte proprio perché non fosse posta in dubbio la non genuinità; anche in questo caso rimangono tuttavia oscure le motivazioni sottese all'operazione.
ALEXANDER EPISCOPUS (a) SERVUS SERVORUM DEI. IN CHRISTO FILIE ALDE ABBATISSE MONASTERII DOMINI SALVATORIS ET SANCTE IULIE VIRGINIS ET MARTIRIS, quod Novum dicitur, et in civitate Brixia situm est, eiusque sororibus tam presentibus quam futuris. In perpetuum.
Convenit (b) apostolice moderamini pia religione pollentibus, benivola concessione succurrere, et poscentium animis alacri devotione assensum imp(er)tiri.
Poposcit quidem a nobis veneratio tua, religiosa Alda abbatissa, quatenus monasterium D(omi)ni Salvatoris et Sanctę Iulię virginis et martiris, cunctaque monasteria, cum universis basilicis ad se pertinentibus, quod a piissimę Ansę reginę iure constructum esse noscitur, nostrę auctoritatis privilegiis, sicuti ab antecessoribus nostris, decoretur.
Quapropter piis desideriis vestris faventes ac nostra auctoritate id, quod recte exposcitur, effectui mancipamus.
Per presentis igitur scripti (c) paginam constituimus ut idem monasterium sub apostolicę sedis protectione et regia defensione summissum (d) nullius umquam alterius iurisditionibus summittatur, adeo ut quisquam sacerdotum, nisi ab ipsius loci abbatissa fuerit invitatus, nec missarum ibi sollemnia celebrare presumat. Possessiones autem ipsius loci, quę ab eadem Ansa regina et successoribus suis imperatoribus vel ab aliis fidelibus legaliter concesse s(un)t tibi tuisque sororibus, et his quę post vos in eadem religione successerint, confirmamus, scilicet curtes, villas, castella cum omnibus basilicis in terris iamdicto monasterio (e) pertinentibus constructis, et omnia eidem monasterio (f) pertinentia. Quecumque preterea in futurum, largiente Deo, iuste atque canonice poteritis adipisci, firma tibi tuisque successatricibus et eidem monasterio illibataque permaneant. Decernimus ergo ut nullus episcopus, dux, marchio, comes, vicecomes vel aliqua magna parvaque persona idem monasterium temere audeat perturbare aut eius possessiones auferre vel ablatas retinere, minuere vel temerariis vexationibus fatigare, aut ullum districtum in aliquibus locis ipsius monasterii iudicare seu aliquod placitum, absque licentia abbatissę, habere presumat, aut aliquas res eiusdem monasterii quovismodo alienare vel ibi molestia inferre, aut fodrum vel mansionaticum, seu ripaticum, aut paratas sive aliquas audeat functiones (g) exigere; sed omnia integra conserventur earum, pro quarum substentatione et gubernatione concessa s(un)t, usibus omnimodis profutura. Decimas preterea et primitias (h) laborum vestrorum et districtum servorum et liberorum ad vestrum cenobium pertinentium confirmamus. Sane abbatissa ipsius loci licentia habeat ad honorem Dei ecclesias construendi mercatum et castella in terris ad prefatum monsterium pertinentibus, ubicumque voluerit, pro utilitate monasterii construendi. Obeunte te vel aliqua ipsius monasterii abbatissa, nulla ibi qualibet subreptionis astutia preponatur, nisi quam sorores co(m)muni consensu vel sororum pars consilii sanioris secundum Dei timorem et beati Benedicti regulam elegerint. Chrisma quoque, oleum sanctum, consecrationes altarium atque basilicarum ordinationes abbatisse vel monacharum sive clericorum, qui ad sacros fuerint ordines promovendi seu quicquid ad (i) sacrum misterium pertinet, a quibuscu(m)que catholicis presulibus malueris postulare gratis concedimus, et absque reprehensione tribuenda, sicut Anselperga prima abbatissa eiusdem monasterii a Paulo (1) beatę memorie apostolice sedis pontifice pro fragilitate feminei sexus optinuit.
Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisve (j) persona hanc nostrę constitutionis paginam sciens contra eam temere venire temptaverit, secundo terciove co(m)monita, si non satisfactione congrua emendaverit, potestatis, honorisque sui dignitate careat, rea(m)que se divino iudicio existere de co(m)missa iniquitate cognoscat atque a sacratissimo Dei et d(omi)ni rede(m)ptoris nostri Iesu Christi corpore et sanguine aliena fiat ac in extremo examine (k) destrictę ultioni subiaceat. Cunctis autem eidem loco iusta servantibus sit pax d(omi)ni nostri Iesu Christi, quatenus et hic fructum bonę actionis percipiant et apud districtum iudicem premia eternę pacis inveniant. AMEN.
Scriptum per manum Antonii region(ar)ii, notarii (l) et scriniarii Sanctę Romanę Ecclesie, ind(ictione) prima.
BENEVALETE. (R)
Datum .IIIX. kal(endas) madii, per manum Ioh(ann)is episcopi Sanctę Albanensis ęcclesię et bibliotecarii Sanctę Romanę Ęcclesię.
Anno d(omi)ni nostri Iesu Christi (M)i(llesimo) .LXIII., anno vero .III. pontificatus do(m)ni papę Alexandri iunioris, ind(ictione) s(pra)s(crip)ta.
(BP D)
(a) F om. episcopus.
(b) -o- corr. su altra lettera, forse e.
(c) s- corr. da altra lettera, come pare.
(d) Sulla prima u segno abbr. per la nasale eraso.
(e) La prima o corr. su e.
(f) La prima o corr. su n princpiata, come pare.
(g) -n- corr. su altra lettera.
(h) Seconda i corr. su t.
(i) -d corr. su altra lettera, come pare.
(j) -r- corr. da altra lettera.
(k) -a- corr. su altra lettera, come pare.
(l) -a- corr. su e.
(1) Paolo I: cf. doc. n. 9.
Edizione a cura di
Gianmarco Cossandi
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi