Introduzione
È qui presentata l’edizione delle tre carte della chiesa pievana di San Pietro di Tresivio, risalenti agli anni 1178, 1183 e 1191.
Si tratta di documenti conservati presso l’archivio parrocchiale di detta località. All’interno del Diplomatico, essi costituiscono le tre unità più antiche [1]. La conservazione di queste membrane in una area tanto decentrata, oltre al fattore di consuete difficoltà di accesso agli archivi parrocchiali, ha fatto sì che esse non soltanto siano rimaste sino ad oggi inedite ma anche pressoché ignorate in ambito storiografico [2]. Sono significative, a tal proposito, le osservazioni di Enrico Besta, che, con la sua opera Le valli dell’Adda e della Mera nel corso dei secoli, è ancora oggi uno dei principali mediatori per la conoscenza delle fonti valtellinesi. Trattando dell’archivio parrocchiale di Tresivio, testimonia di avere trascritto alcuni documenti in età giovanile, ma dichiara altresì che all’epoca di redazione della sua storia della Valtellina e della Valchiavenna, pubblicata nel 1940, questo archivio risultava «pur troppo disperso» [3].
Appare chiaro che parlare delle carte della chiesa pievana di San Pietro di Tresivio significa riferirsi a poche presenze e costatare molte assenze di documenti perduti in tempi e per cause che ci sfuggono.
Note
[1] Cf., in particolare, la valorizzazione di questi documenti realizzata da parte della curatrice di questa edizione nell’ambito del progetto di Ricognizione e regestazione dei documenti su supporto membranaceo conservati presso gli archivi parrocchiali delle antiche pievi di Berbenno, Sondrio e Tresivio. Questo progetto –che comprende la regestazione di oltre 1000 unità documentarie– è stato realizzato nel triennio 2003–2006 per volontà della fondazione–centro studi "Nicolò Rusca" di Como e della Comunità Montana Valtellina di Sondrio. Ne è derivata la regestazione di circa 1000 documenti conservati nei Diplomatici degli archivi parrocchiali di questo ambito geografico (PEZZOLA, Membranae). A progetto concluso di recente, si stanno valutando i modi per una adeguata valorizzazione e diffusione del lavoro, nella piena salvaguardia dei documenti.
[2] L’unica menzione alla refuta del 1183 ottobre 31 (ma in data settembre 30), qui edita al n. 2, è in CARUGO, Tresivio, p. 156n.
[3] BESTA, Prefazione, in Le valli dell’Adda e della Mera, p. VII. Attualmente l’archivio si presenta caratterizzato dal riordinamento realizzato nel primo Novecento; ma la separazione delle membrane nel Diplomatico e la loro numerazione per centurie dovrebbe risalire al secolo precedente.