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<Carta commutationis>
<1077> dicembre <25-31>, <Meda>.
Berlenda, badessa del monastero di <S. Vittore> di Meda, dà <a titolo di permuta> a Gregorio del fu Bonfilio e a Contessa, sua moglie, un campo di proprietà della chiesa <di S. Maria di Meda> , ubicato nel fondo di Novedrate, dell'estensione di otto pertiche e quindici tavole, ricevendo in cambio nove pertiche e sedici tavole di terra nel territorio di Cimnago.
Regesto settecentesco in italiano, [CUSTODI], Trasonto italiano, ff. 13r-14r [R]. Altro regesto settecentesco, Inventario 1738, nr. 52: 1078 - Cambii con due pergamene.
Nel margine del f. 13v di R, calcoli cronografici.
Sia la permuta qui edita, sia la successiva (doc. nr. 2), possono presentare, a un primo vaglio critico sulla loro genuinità, alcuni motivi di perplessità, nessuno, tuttavia, che sia tanto decisivo da inficiarne il valore. Sicuramente, non il fatto che l'unica badessa di nome Berlenda ricordata negli atti di S. Vittore abbia governato il monastero tra il 1002 e il 1021 (AP, I, docc. nr. 5, 8, 115), dal momento che la documentazione superstite non consente di ricomporre i tasselli della cronotassi abbaziale tra il 1021 e il 1099 (anno in cui è menzionata per la prima volta la badessa Pagana), e quindi di escludere l'abbaziato di un'omonima Berlenda nella seconda metà del sec. XI. Anzi, verrebbero così, in qualche modo, corroborate le parole del BUGATTO, Historia, p. [20] - all'apparenza piuttosto traballanti, sul versante cronologico - laddove afferma che delle cinque carte da lui stesso viste, la seconda era del 1078 essendo abbatessa donna Berlinda sotto la quale il detto imperatore (scil. Arrigo secondo!) fece quel suo privilegio.
Così anche una diversa ragione di scoraggiamento, un certo anacronismo nel dettato, non è determinante: si può, infatti, supporre che il Custodi si sia più o meno consapevolmente adeguato a formule a lui più familiari. Senza dubbio, dal momento che molti stilemi rinviano al sec. XII - il termine territorio, ad esempio, a proposito del quale si vedano le annotazioni del VIOLANTE, Pievi e parrocchie, pp. 371-372 - non andrebbe escluso a priori che l'antigrafo preso a riferimento dal notaio settecentesco fosse stato confenzionato, o per lo meno esemplato, proprio in occasione della controversia del 1138, anche se pare improbabile che l'attento professionista milanese non abbia rimarcato la circostanza.
Suona, inoltre, insolito - un vero e proprio hapax legomenon nella documentazione medese fino ad oggi nota - la designazione di basilica assegnata a S. Maria. La chiesa, o meglio la capella medese è ricordata da Anselmo - il notaio che, come si dirà, dovrebbe aver rogato le nostre permute - in un giudicato del 9 ottobre 1082 (AP, IV, doc. nr. 637), dove due coniugi di Farga dispongono che un campo deveniat in iure et proprietatem Sancte Marie sita loco Meda in mercato; nei successivi riferimenti all'istituzione ecclesiastica, Anselmo si serve, in ogni occasione, del vocabolo eclesia, insistendo, soprattutto, sull'esistenza di un consorzio ipsius Sancte Marie, cioè di un collegio di chierici, di consorzantibus (consorantibus in AP, IV, p. 163), qui in ipso consorzio congr[e]gati sunt. Anche negli altri atti del sec. XI, la chiesa di S. Maria viene sempre definita ecclesia (pure nelle varianti ortografiche eclesia, eclexa, eclexia; si escluda invece la lettura ecclesea di AP, II, p. 234, r. 20, erroneo scioglimento della contrazione eccle(si)a, correttamente resa dagli editori alla r. 11) e capella: si vedano, in proposito, le occorrenze nelle carte degli anni compresi tra il 1036 e il 1100 (AP, II, doc. nr. 253; III, docc. nr. 487, 488, 537; IV, docc. nr. 553, 886; ALBUZZI, Le pergamene, docc. nr. 3, 4, 5, 7; CORBETTA - MARTEGANI, Storia di una pieve, doc. nr. 5).
Se di falsificazione si trattasse, le andrebbe, però, riconosciuta una notevole - eccessiva, si direbbe - accortezza, nell'individuazione della datatio chronica (1077 e 1078, anni per i quali ignoriamo il nome della badessa di S. Vittore), nonché nella scelta dei protagonisti e del notaio.
Quanto alla datatio, tuttavia, va subito segnalata un'apparente aporia. Poche righe prima di offrirne il regesto (ff. 12v-13r), introducendo i due documenti a suffragio degli antichissimi diritti del monastero di S. Vittore sulla chiesa medese di S. Maria (la presente permuta e il doc. nr. 2), il Custodi li individua come due venerabili carte (due-carte poi depenn.) del 1078, una del mese di decembre, l'altra del mese di genaro, nel ind(izion)e prima. Ora, l'indizione prima corrisponde sì al 1078, ma, in armonia con la prassi notarile invalsa nel Milanese medioevale, avrebbe dovuto prendere avvio dal settembre dell'anno precedente. La datazione suggerita dal Custodi - al dicembre 1078, anziché al 1077 - non sarebbe, tuttavia, incomprensibile, dal momento che, senz'altro a partire dal sec. XI, la medesima prassi notarile prevedeva l'adozione dello stile della Natività e anticipava, dunque, l'avvio del nuovo anno al 25 dicembre: non mancano esempi eloquenti anche nel tabularium di S. Vittore, come il giudicato e la convenencia messi a punto dal notaio Obizzone nel 1067 (AP, III, docc. nr. 487 e 488), o la compravendita rogata dal notaio Guido nel 1079 (AP, IV, doc. nr. 614, dove, si noti, va abbassato di un'unità l'anno suggerito dagli editori). La datazione al dicembre 1077 spiegherebbe, poi, perché il Custodi, forse suggestionato dalla disposizione materiale delle pergamene, nella citazione abbia fatto precedere la permuta del gennaio 1078 (doc. nr. 2) dal presente documento.
Resta da valutare l'ipotesi che, nell'originale, l'anno fosse espresso nello stile dell'Impero, ipotesi che andrebbe esclusa se il documento fosse stato realmente rogato nel 1077, dal momento che a Meda lo stile del Regno o dell'Impero venne definitivamente sostituito dal computo dell'Incarnazione a partire dal 1057 (AP, III, doc. nr. 396; a proposito della carta nel sec. XI, così come del sistema di datazione ivi adottato, si veda ZAGNI, Carta, breve, libello). Dovendo necessariamente prendere in considerazione il governo di un Enrico, potremmo individuare l'anno che cerchiamo nel 1017, nel 1047 o, al massimo, nel 1062, ammettendo un ritardo non attestato dalla documentazione di S. Vittore nell'applicazione dello stile dell'Impero: il che, tra l'altro, ci permetterebbe di identificare la badessa Berlinda con l'omonima menzionata nelle carte di inizio secolo. Ma sembra difficile supporre che un notaio avvertito come il Custodi abbia potuto incappare in un errore assai grossolano e abbia computato la data, confondendo gli anni dell'Impero con quelli del Regno (nel 1077-78 Enrico IV era infatti re). Del resto, almeno per la prima metà del secolo, non v'è traccia, tra le pergamene medesi, di un notaio di nome Arnaldo.
L'anno più probabile rimane, perciò, quello espresso dal Custodi e il rogatario delle due permute può essere a cuor leggero identificato con quell'Arnaldo notarius sacri palacii sicuramente attivo a Meda e nei dintorni (Carimate, Camnago e Farga) a cavallo tra gli anni '70 del sec. XI e gli anni '20 del XII (AP, II, doc. nr. 268; IV, docc. nr. 562, 637 e 648; CORBETTA - MARTEGANI, Storia di una pieve, doc. nr. 4; AATMeda, SVP, sec. XII, docc. nr. 5, 13, 14, 25, 26, 27, 32; SVC, Quinterno testamenti, f. 2r, nr. 5).
Rimane il più probabile, anche perché il permutante, Gregorio del fu Bonfiglio, di Meda e di legge romana, è testimoniato in una cartula vendicionis del gennaio 1056 (AP, III, doc. nr. 384), rogata da Liuprandus notarius et iudex sacri palaci.
Si rammenti poi che, se per tutto il sec. XI non sono attestate precise mire espansionistiche del monastero di S. Vittore nei confronti dei territori di Lentate e di Cimnago, il cenobio doveva essere presente in loco forse già dal sec. IX (per lo meno, se con la località di Cimnago può essere identificato quel Cicunacum dove la badessa Tagiperga aveva ricevuto beni in una permuta dell'856) e avrebbe concentrato ulteriormente i suoi sforzi nei primi decenni del sec. XII, attraverso acquisti e investiture (rinvio, in proposito, a Un monastero tra città e contado, I, Capitolo III: Il patrimonio fondiario del monastero di S. Vittore nella prima metà del secolo XIII: consistenza e gestione).
Un'ultima considerazione. Il Custodi (ff. 13v-14r) dà conto della sottoscrizione autografa apposta da Berlenda e, subito dopo, dei signa manuum di Gregorio e Contessa, mentre trascura l'apporto di altri professionisti, eccettuato Arnaldo, come pure il nome dei testimoni, forse perché esclusivamente concentrato sull'identità dei protagonisti del negozio e sul notaio rogatario. Comunque, gli autografi dei permutanti, quando possibile, nonché di messi arcivescovili e/o di extimatores sembrano contraddistinguere, nel Milanese e fino alla seconda metà del sec. XI, le permute relative ad enti ecclesiastici (ad es. AP, III, docc. nr. 427, 440, 448, 452, 485; IV, docc. nr. 668, 841; cf. ZAGNI, Note sulla documentazione arcivescovile milanese, pp. 31-34). Sottolineo, tuttavia, che nella commutatio rogata da Anselmo notarius sacri palacii nel 1021 (AP, I, doc. nr. 115) non è la badessa Berlinda a sottoscrivere di proprio pugno, bensì solo gli estimatori e il messo arcivescovile; lo stesso sembra essere avvenuto anche nelle altre due cartule commutationis stipulate dalla medesima Berlinda tra il 1002 e il 1003 (AP, I, docc. nr. 5 e 8), danneggiate, tuttavia, nell'escatocollo.
Cambia (a), nel primo instr(ument)o di d(ett)o anno 1078 decembre, l'abadessa do(n)na Berlenda del mon(aste)ro di Meda un campo di ragione della stessa chiesa o sii basilica situato (b) nel fondo di Novedrate, d'otto pertiche jugiali e tavole quindeci, e ne riceve in contracambio (c) altre (d) pertiche (e) nove e t(avole) 16 di terra, situate nel terr(itori)o di Cimnago (f), da Gregorio filio del q(uonda)m Bonfilio e Contessa sua moglie (g). Ed infine del detto instr(ument)o in carta pergamena leggesi: + Berlinda abbatissa a me facta subscripsi (h). Signa + + s(uprascrip)torum iugalium, e doppo: Ego Arnaldus notarius sacri palatii scripsi post tradita complevi et dedi.
(a) Precede, depenn., Cambia, nel primo instr(ument)o di d(ett)o an(n)o, l'abadessa Berlenda.
(b) -a- corr. su -ta- depenn.
(c) Sovrapposto a -cambio, un depenn.
(d) -e corr. su o.
(e) pertiche corr. su altra parola, presumibilmente pezzo; segue, depenn., di terra.
(f) Segue, depenn., cedut.
(g) Segue, depenn., in contracambio.
(h) Seguono, depenn., seguendone doppo le s e e doppo.
Edizione a cura di
Annalisa Albuzzi
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi