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Galdini Mediolanensis archiepiscopi sive Heriprandi iudicis eiusdem assessoris precepta

1173 ottobre 6, Milano.

Nella controversia fra Giacomo, abate del monastero di Morimondo, da una parte, e Marchisio, abate del monastero di S. Celso di Milano, dall'altra, relativa al possesso di alcuni campi e terre nonché ai confini dei territori di Coronate, Basiano e Morimondo vecchio, agitata dinanzi a Galdino arcivescovo di Milano e legato della sede apostolica, le parti convengono di accettare le decisioni formulate in merito dall'arcivescovo, il quale affida a Eriprando Iudex, suo assessore, la ricognizione dei predetti beni e confini; dal canto suo Eriprando, consultati gli abitanti delle località interessate e riferiti all'arcivescovo i risultati dell'indagine, comunica alle parti in causa le proprie deliberazioni in merito ai confini dei territori anzidetti nonché ai diritti spettanti all'uno e all'altro monastero sui terreni contestati.

Copia semplice imitativa coeva, ASMi, AD, pergg., cart. 688 [B]. Altra copia semplice imitativa, ivi, da B [C]. Copia semplice, pure coeva, ivi [B']. Altre copie semplici, da B, UGHELLI, Monumenta ordinis Cisterciensis, cc. 76r-v, e BONOMI, Morimundensis, pp. 486-9, n. 189; menzione di B' e C, ivi, pp. 489-90, nn. 190 e 191. Regesto, Catalogo, IV, fasc. 74. Nel verso di B, di mano coeva: Concordia facta per archiepiscopum Mediol(ani) inter | abbatem Sancti Zelsi (così) et abbatem Morimundi de terra Corona|to et alias terras; di altra mano coeva, in lettere maiuscole: Pro Coronato; annotazioni di epoca moderna, fra cui segnatura Bonomi: 189. MCLXXIII. Precetto ecclesiastico. Nel verso di B', di mano del sec. XII-XIII: Car(te) sine titulo, ubi continentur inbreviature terrarum de | Coronago (d(e)| Coronago aggiunto da altra mano); di mano X: C(oronato); de terminis Coronati et Baxiliani. | Inbr(iviatura) abbatis Sancti Celsi (-s- nel sopralineo, in corrispondenza di c che non risulta espunta né depennata); altre annotazioni tarde, fra cui segnatura Bonomi: 190. MCLXXIII. Precetto ecclesiastico. Nel verso di C, infine, di mano coeva: Termini territorii de Corona[go et Fara Baxiliana] (integrazione probabile); di mano del sec. XIII: Hic agitur de Vinacia, rivo et vado Coro(na)gi [[...]] (non è possibile determinare l'estensione della finestra, a causa della caduta della membrana) | circumstantibus, et maxime (segue ult- depennato) de ultra rivum; segnatura Bonomi: 191. MCLXXIII. Precetto ecclesiastico.

Edizioni: PURICELLI, De SS. Martyribus, ; UGHELLI, Italia Sacra, IV, col. 158 (parziale).
Regesti: GIULINI, Memorie, VII, p. 137; SAVIO, Milano, p. 533.
Cf. GIULINI, III, p. 749; CAVAGNA SANGIULIANI, L'abbazia di Morimondo, p. 597; TURAZZA, Casorate Primo, p. 116; PARODI, Il monastero di Morimondo, p. 98 (nota 1); BELLINI, Le origini di Morimondo, p. 40; BOGNETTI, Sulle origini dei comuni rurali, pp. 117 (nota 37) e 118 (nota 39); FONSECA, La signoria del Monastero Maggiore, p. 132; VIOLANTE, Pievi e parrocchie, p. 748; OCCHIPINTI, Il monastero di Morimondo, p. 544.

La pergamena di B presenta varie rosicature che interessano la scrittura in corrispondenza di antiche piegature, nonché alcune macchie e un certo annerimento, dovuto all'umidità, nel quarto inferiore; rigatura a piombo. La pergamena di C - che presenta tracce di rigatura a piombo - è pressoché totalmente caduta nella parte centrale a causa di vaste rosicature. In accettabile stato di conservazione, nonostante alcune abrasioni e un leggero annerimento provocato dall'umidità, la membrana che ospita B'.
Complesso e di non semplice definizione si configura l'allestimento di un credibile stemma chartarum sulla base dei tre testimoni pervenutici; ciò, innanzitutto, alla luce di quanto aggiunto da Ermete Bonomi in calce alla trascrizione del documento, ove si annota la sopravvivenza del sigillo (Sigillum albe cere per chordulam cannabinam, que per lungum ipsius sigilli transit, nexum charte manet adhuc), poi descritto con dovizia di particolari (orbicularis oblongiorisque forme, in cuius medio imago episcopalis infulata, pallio aliisque vestibus pontificalibus induta, exhibetur; dextera manus elevata est ad modum benedicentis, cuius manus annularis et auricularis digiti curvati conspiciuntur, reliqui erecti sunt; in sinistra vero pedum episcopale gestat. In gyrum legitur 'Sanctus Ambrosius'): proprio la cancelleria di Galdino, d'altra parte, aveva introdotto l'uso del sigillo pendente, mantenendo l'iconografia già affermatasi nell'età precedente (cf. BARONI, La documentazione arcivescovile milanese, p. 306). Anche il passaggio conclusivo del testo ricorda l'ordine relativo all'apposizione del sigillo verbalmente impartito dall'arcivescovo non appena messa per iscritto la 'concordia', accompagnato dall'esortazione rivolta alle parti circa il perenne rispetto del patto. Risulta difficile, perciò, giustificare non soltanto l'assenza della bulla, ma anche la totale mancanza di indizi (frammenti di filo, fori nel lembo inferiore della membrana) che ne attestino l'effettiva congiunzione alla pergamena studiata e trascritta dal Bonomi (quella recante, nell'ordinamento progressivo, il n. 189, su cui pure è basata la presente edizione), se non ipotizzando una qualche confusione da parte di quest'ultimo, ritrovatosi a configurare sul tavolo di lavoro e ad analizzare contemporaneamente (e magari ai fini di un utile confronto) due o più documenti solenni prodotti dalla cancelleria del presule milanese. Lo stesso archivista cisterciense, poi, nel completare il suo excursus, non fuga le nostre perplessità, generandone anzi di ulteriori: Notandum vero est documentum supra descriptum ab huius nostri exemplaris lectore accipi merito posse pro primigenio sive pro illa membrana cui subscripserunt propria manu ii qui precepto se dicunt subscripsisse; quod verum non est: nam totum documentum ab exordio ad finem una manu, ipsius nempe Heriprandi iudicis, scriptum est. Si tratterebbe dunque non dell'originale, ma di una copia, semplice e perdipiù imitativa nonché (come vedremo) di ottima fattura; ma bisogna aggiungere che insieme a quelle dei dignitari della chiesa metropolitana non è autografa neppure la sottoscrizione di Eriprando Iudex (assessor incaricato da Galdino di un'ispezione diretta sui luoghi oggetto della controversia, e mediatore della transazione), come attesta l'esame di altre, apposte sicuramente propria manu dal medesimo personaggio in documenti diversi: basti, qui, il rimando a ASMi, AD, pergg. 555, sententia del 1177 maggio 27 (ed. in MANARESI, Gli atti del Comune di Milano, n. CVII, pp. 148-9). Si è già fatto cenno alla qualità dell'imitazione, ancora più evidente se posta a confronto con alcuni documenti dello stesso tipo prodotti dalla cancelleria di Galdino nei primi anni '70 e pervenutici in originale (per un primo elenco al riguardo, seppure incompleto, cf. BARONI, p. 312); si sono qui utilizzate, in particolare, quattro sentenze: 1) 1170 maggio 22, ASMi, AD, pergg., cart. 393, ed. in MARTINELLI, Le pergamene milanesi del secolo XII, XII, pp. 44-6, n. IX (S. Dionigi); 2) 1170 luglio 30, ivi, cart. 537, ed. in BARONI, Le pergamene milanesi del secolo XII, X, pp. 43-6, n. III (S. Vittore al Corpo); 3) 1174 aprile 19, ivi, cart. 358, ed. in MARTINELLI, pp. 7-9, n. III (S. Apollinare); 4) 1174 agosto 14, ivi, cart. 475, ed. in ZAGNI, Le pergamene di S. Margherita, pp. 29-31, n. XVIII. Ebbene, il confronto autoptico dei quattro originali con la nostra copia lascia emergere rare difformità in merito agli aspetti estrinseci, e in primo luogo per quanto riguarda la grafia: ovvero, tutti e cinque sembrerebbero riconducibili ad un'unica mano, o perlomeno la mano responsabile del doc. qui edito si mostra in grado di riprodurre con altissimo grado di definizione le specificità dell'altra, come risalta in particolare dal tracciato delle lettere g e s e della legatura st, dalla conformità del segno abbr. a cappio; identici i tracciati e gli ispessimenti di tratto che caratterizzano le maiuscole in apertura di periodo; di uguale ampiezza lo spazio interlineare, di formato analogo (grande e rettangolare) il supporto; diversi, invece, il colore dell'inchiostro (nero nella copia, marroncino nei quattro originali) e la rigatura (a piombo nella copia, a secco negli altri quattro e con delimitazione dei margini). Più analogie che differenze, comunque, e tali da poterci indurre a ritenere possibile la provenienza della copia dallo stesso ambiente arcivescovile, accreditandone la stesura a quel medesimo Adobadus (scriba e dictator) cui va attribuita la composizione e la materiale redazione di tutti e quattro i documenti presi in considerazione (come peraltro denunciato nell'escatocollo di ciascuno di essi), anche se il suo nome risulta viceversa assente nella copia qui edita; la quale, pertanto, mentre risulta priva di qualsiasi riferimento al responsabile della stesura, si limita a menzionare l'intervento 'istituzionale' del cancellarius Algisio. Senonché, l'impaginazione del doc. finisce con l'isolare, staccandola dall'apparato di quelle che la precedono (a loro volta riprodotte su due sole righe mediante un'ininterrotta sequenza), la sottoscrizione di Eriprando, destando l'impressione che si sia voluto organizzare lo spazio in funzione di una completio notarile (e di Eriprando è ovviamente imitato anche il signum professionale), il che porta evidentemente ad escludere un rapporto diretto del 'copista' con la cancelleria di Galdino. Opera di mano diversa, a sua volta imitativa ma con esiti più modesti - si veda, per esempio, il tratteggio meno marcato e la minore evidenza perciò conferita alle maiuscole e l'uso limitato del segno abbr. a cappio, che producono un'impressione complessivamente meno solenne e 'cancelleresca' - è la copia [C] che il Bonomi contrassegna col n. 191, di cui la n. 189 ha senz'altro rappresentato l'antigrafo. Dal canto suo anche la terza pergamena (= BONOMI n. 190) [B'], che esaurisce la tradizione antica di questo doc., ospita una copia semplice, non tesa però a simulare gli elementi di solennità dell'antigrafo. Si pone tuttavia il problema di stabilire quale ne fosse il modello, poiché l'escatocollo omette non soltanto le sottoscrizioni prelatizie, ma anche quella di Eriprando Iudex, limitandosi a riprodurre l'elenco dei testi, recuperando, immediatamente di seguito ad esso, il datum di Algisio cancelliere e cimiliarca e aggiungendo, infine, un elemento necessario alla completezza della procedura documentale, ma assente - come si è visto - nelle due copie imitative: la sottoscrizione di Adobadus (Ego Adobadus lector et scriba curie hanc concordiam dictavi et scripsi). Ci troviamo pertanto di fronte a tre copie che tramandano una duplice versione dell'escatocollo, ciascuna procedendo alla volontaria esclusione di elementi essenziali alla sua completezza: una selezione di cui ci sfuggono le ragioni, ma che non può comunque indurci a ritenere possibile l'esistenza di due diversi antigrafi connotati dalle discrepanze segnalate. La traditio consiste perciò di due copie, l'una imitativa e l'altra no, entrambe incomplete ma derivate da un A deperdito (rispettivamente B e B'), e di una seconda copia (C) imitativa di B, da cui dipende integralmente; l'edizione proposta si basa su B, ma utilizza B' per la necessaria integrazione dell'escatocollo e reca comunque in nota le varianti rilevate tanto in B' quanto in C.
Su Galdino della Sala, arcivescovo di Milano (1166-1177), cardinale di S. Sabina, legato apostolico in Lombardia dal 1167, cf. GAMS, Series episcoporum, p. 796; SAVIO, Milano, pp. 523-35; CATTANEO, Galdino della Sala.
Eriprando detto Iudex occupa in più circostanze a Milano, per quasi un cinquantennio (tra il 1147 e il 1192) le massime cariche pubbliche (di console e console di giustizia), comparendo anche in diverse occasioni fra i testes registrati nella documentazione comunale (cf. MANARESI, Gli atti del Comune di Milano, pp. 539 ss.).

In nomine domini nostri Iesu Christi. Coram domino Galdino, sancte Mediolanensis Ecclesie (a) archiepiscopo, apostolice Sedis legato, inter dominum Iacobum, Morimunden(sem) (b) abbatem, et dominum Marchisium, abbatem Sancti Celsi Mediolanensis, super quibusdam terris et campis infra scriptis et de finibus territoriorum de Coronago et de Fara Basiliana (c) atque de Morimundo veteri, controversia agitabatur et multe (d) vertebantur questiones; quas, cum difficillimum (e) esset per sententiam decidi, placuit utrique parti se per transactionem domino archiepiscopo committere (f), et prestita vicissim cautione sub pena centum libr(arum) eius mandato stare et quod laudaret (g) attendere (h) pariter compromiserunt. Cum itaque testes hinc inde super ipsis questionibus (i) territoriorum et agrorum producti fuissent, visum est rationi consentaneum (j) ut dominus [arc]hiepiscopus Heriprandum Iudicem in eadem (k) causa suum assessorem ad videndos (l) ipsos fines territoriorum et camporum mitteret; qui, officium (m) suum studiose adimplens, habito cum habitatoribus predictorum locorum consilio (n), relatis omnibus que (o) viderat et audier[at] domino archiepiscopo, de mandato eius et consensu fr(atru)m suorum per transactionem laudavit et sub pena supra posita utrique parti precepit ut his que (p) infra leguntur perpetuo sint contenti, videlicet ut de territorio loci de Coronago et non de Fara Basiliana esse intelligatur (q) a fracta fossati de Roxate versus sero, sicut vadit vetus via Pilosa usque ad stratam Papien(sem) que (r) modo est; et deinde per ipsam stratam versus (s) mont(es) usque ad busconem apud (t) quem terminus positus est, et deinde versus sero per rectam lineam usque ad campum de Casali, ita quod ille campus sit de territorio Fare (u); et deinceps aliquantulum per obliquum usque ad Spinum, et postea usque ad Costam et sicut est Vinacia (v) usque ad rivum, in quo est vadus de Coronago, qui dicitur de Valmuza; rursus a supradicta fracta (w) fossati de Roxate, sicut est ipsum fossatum per rectum versus montes usque iuxta Roncum Clausum, ubi terminus lapideus positus est; et deinceps per rectum versus sero, sicut lapidei termini (x) positi sunt usque ad Costam et ab ipsa Costa usque ad rivum, ubi, sicut dicitur, abbates predictorum monasteriorum quondam palum fixerunt, et nunc terminus lapideus ibi positus est. Insuper precepit idem Heriprandus ut quicquid est ultra iamdictum rivum versus Ticinum sit de territorio Fare Basiliane (y) et non de Coronago, et ut prefati abbates ita perpetuo sint contenti precepit, salvo quidem in utroque territorio iure proprietatis ipsis monasteriis, si aliquid ibi (z) habere (aa) inveniantur. Super specialibus (bb) autem petitionibus seu questionibus quas prefati abbates de quibusdam campis ad invicem habebant, precepit idem (cc) Heriprandus ut campus de Cassora et campus ad Stradellam, [ex] confessione abbatis Sancti Celsi, Morimunden(sis) sit abbatis; alius vero campus qui dicitur ad Stratam sit Sancti Celsi; item alius campus qui est inter duas stratas sit Sancti Celsi; campus vero qui est ad Costam, et est pertice (dd) tres et tab[ule] .XVII., cum pendenti costa usque ad pratum, sit Morimunden(sis); campus vero (ee) de Casali, in quo fuit factum maleficii, sit communis (ff) utriusque; terra (gg) vero que est ad Spinadellum, et est pertice .XLII. et plus, a mane Sancti Celsi, a meridie Isella, a mont(e) via, sit Morimunden(sis). Item statuit ut alius campus ad Fossadoltum (hh), qui est pertice .XX., a monte commune (ii) de Ozano (jj), a ser(o) pratum de Dominabus, cuius medietatem abbas Sancti Celsi petebat, sit Morimunden(sis); idem etiam precepit de uno campo qui dicitur ad stratam Papien(sem), qui est pertice .VI. et plus, a mont(e) via, a meridie Morimundi, per quem fecerunt viam, ut sit Morimunden(sis). Amplius quoque generaliter decrevit ut neuter predictorum abbatum deinceps haberet potestatem de preteritis maleficiis seu rebus ablatis vel de frugibus terrarum aut decimarum seu arborum cesarum vel terminorum extirpatorum adversus alium agere, salvo utrique abbati iure proprietatis ipsis competente. Hanc autem concordiam in scriptis redactam dominus archiepiscopus suo sigillo insigniri precepit, utrique abbati ut bonus pastor firmiter ex equo (kk) et bono viva voce precipiens ut eandem concordiam seu transactionem firmam et inviolabilem omni tempore observarent. Et sic finita est causa. Actum in palatio Mediolanen(si). Anno Domini m(illesim)o cent(esimo) septuag(esimo) tertio, indictione .VII., .VI. die mensis octubris. Interfuerunt Guertius (ll) de Hostiolo, Guilielmus Cachinarcha, Iohannardus (mm) Canis, Guido Capellus, Arialdus de Ugiono (nn), Albericus Pingilocus et alii plures clerici et laici. + Ego Guiscardus ex mandato domini mei Galdini Mediolanensis archiep(iscop)i, apostolice Sedis legati, et vice eius s(ub)s(cripsi). Ego Rogerius ex mandato domini Milonis Taurinensis (oo) ep(iscop)i et Mediolanensis archipresbiteri s(ub)s(cripsi). + Ego Algisius Mediolanensis Ecclesie (pp) cimiliarcha et cancellarius (qq) s(ub)s(cripsi). + Ego Petrus ex mandato domini Guilielmi sacerdotis s(ub)s(cripsi). + Ego Albericus subdiaconus s(ub)s(cripsi). + Presbiter [subdia]conus s(ub)s(cripsi). + Ego Philippus Mediolanensis Ecclesie diaconus s(ub)s(cripsi). (S) Ego Heriprandus qui dicor Iudex, in ista causa domni G(aldini) Mediolanensis archiep(iscop)i assessor, ex mandato eius predictum preceptum feci ut supra et s(ub)s(cripsi) (rr). Dat(um) per manus domini Alg(isii), sancte (ss) Mediolanensis Ecclesie cimiliarce (tt) et cancellarii (uu).
Ego Adobadus lector et scriba curie hanc concordiam dictavi et scripsi (vv).


(a) B' Eccl(esi)e.
(b) -u- su rasura, qui e nel caso seguente; C Morimonden(sem).
(c) B' Basilliana, qui e nel caso seguente.
(d) B'C multe.
(e) C difficilimum.
(f) B'C comittere.
(g) C laudare.
(h) B'C adtendere.
(i) In C -u- nel sopralineo.
(j) C consetaneum.
(k) In C e- corr. da c.
(l) In B' -o- corr. da u.
(m) C offitium.
(n) B'C conscilio.
(o) B'C que.
(p) B'C que.
(q) B intelligantur, con espunzione della seconda n.
(r) C que.
(s) In C -e- corr. da altra lettera.
(t) In C -d corr. su t.
(u) C Fare, con -r- corr. da altra lettera mediante rasura.
(v) C Vinatia, con espunzione di -t- e aggiunta di c in sopralineo.
(w) Su -a- rasura di segno abbr., come pare.
(x) B' t(er)mini lapidei.
(y) B' Basilliane, con la seconda l in sopralineo; C Basiliane.
(z) B' ibi aliq(ui)d.
(aa) In B' segno abbr. superfluo intersecante l'asta di -b-.
(bb) B' spetialib(us).
(cc) B' idem.
(dd) B' pertice, qui e nei casi seguenti.
(ee) vero iterato e depennato.
(ff) communis su rasura.
(gg) t- corr. su c.
(hh) In B' -do- corr. da altre lettere mediante rasura.
(ii) B' comune.
(jj) BC Olzano.
(kk) B equo, con rasura della cediglia.
(ll) B' Guerci(us); C Guerti(us), con G- corr. da V e la prima u corr. da altra lettera.
(mm) B'C Iohanard(us).
(nn) B' Ugionno.
(oo) T- su rasura, come pare.
(pp) C Eccl(esi)e.
(qq) C cancelari(us).
(rr) B' om. tutte le sottoscrizioni prelatizie, a partire da quella di Rogerius e anche quella di Heriprandus (cf. nota introduttiva).
(ss) BC om. sancte.
(tt) B'C cimiliarce.
(uu) In C la prima l nel sopralineo.
(vv) Ego Adobadus - scripsi manca in BC (cf. nota introduttiva).

Edizione a cura di Michele Ansani
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

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