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Carta libelli
1173 novembre 2, Milano.
Pietro e Guido detti de Aliate, di Milano, dànno a titolo di livello perpetuo a Rogerio, priore del monastero di Morimondo, senza l'obbligo di corrispondere alcun fitto annuo, tutta la loro parte, equivalente alla metà di tre quote, di tutti i diritti di decima che essi e i loro maggiori esercitavano in Ozzero e nel suo territorio, ricevendo trenta lire di denari milanesi d'argento terzoli; Pietro e Guido, inoltre, dànno guadia nei confronti di Rogerio che difenderanno il presente livello, e che quando Ugo, fratello di Guido - come lui figlio del fu Gratone che era detto de Aliate, di Milano -, avrà raggiunto la maggiore età, gli faranno perfezionare, entro dalla richiesta e secondo le modalità indicate dal giudice del monastero, una carta <di rinuncia> relativa ai predetti diritti di decima, senza alcuna ulteriore , ponendo come fideiussore Mirano detto de Cumis, di Milano.
Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 688 [A]. Copia semplice, BONOMI, Morimundensis, pp. 490-1, n. 192. Regesto, Catalogo, IV, fasc. 74.
Nel verso, di mano X: O[za]no; | decima que fuit Petri et | Guidonis de Alliate; di mano del sec. XIII, assai calligrafica: Pro decima Ozeni; annotazione di Giovan Pietro Puricelli del 1651 (cf. infra) e altre, più tarde, fra cui segnatura Bonomi: 192. MCLXXIII. Livello.
Edizione: UGHELLI, Italia Sacra, IV, coll. 159-60.
Cf. CAVAGNA SANGIULIANI, L'abbazia di Morimondo, p. 597; FONSECA, La signoria del Monastero Maggiore, p. 132.
La pergamena, oltre a un generale scolorimento dell'inchiostro, presenta vaste macchie scure provocate dal trattamento con noce di galla, nonché una lacerazione, al centro, che interessano parzialmente la scrittura, soprattutto nella parte finale del testo. Rigatura a piombo. Le integrazioni non dipendenti dal formulario sono state operate sulla base della copia Bonomi.
La sottoscrizione di Algisio (evidentemente senior degli autori) è autografa, ma è stata vergata in un momento assai posteriore alla redazione della presente carta libelli; sulla cattedra ambrosiana fra il 1176 e il 1185 (cf. SAVIO, Milano, pp. 535-40; GAMS, Series Episcoporum, p. 796), il presule sarebbe stato invitato a corroborare con la propria sottoscrizione questo e il doc. n. 237, che registra l'acquisizione, da parte del monastero, di ulteriori quote dei diritti di decimazione sul territorio di Ozzero, propter aliquam controversiam super eiusmodi decimis excitatam, secondo l'opinione del Puricelli espressa mediante l'annotazione leggibile nel verso della pergamena. In verità, il tabularium monastico non ci ha restituito, per il decennio in questione, testimonianze in grado di avvalorare tale ipotesi; d'altra parte, è nei primi anni '80 che Morimondo intensifica la propria azione volta ad assicurarsi il controllo delle decime sulle terre che ancora veniva acquistando nelle aree di Gudo e di Ozzero (cf. docc. nn. 264, 267, 276): non è da escludere, perciò, che l'avallo arcivescovile (in qualità di senior degli autori) alle operazioni attestate da questo e dal doc. n. 237 sia stato ricercato in quegli anni e nell'àmbito delle iniziative cui si è accennato.
Sul rogatario sottoscrittore cf. nota introduttiva al doc. n. 228. Il notaio scrittore Arnaldus Carentionus - che inserisce le lettere del proprio nome nel signum - è attivo perlomeno dall'inizio degli anni '60 del sec. XII (cf. doc. 1161 marzo 14, ASMi, AD, pergg., cart. 312), e forse non oltre il 1180: cf. alcuni negozi editi in AMBROSIONI, Le pergamene della canonica di S. Ambrogio, n. 65 (a. 1171); ZAGNI, Le pergamene di S. Giorgio al Palazzo, nn. LII, LIII (a. 1168) e LIX (a. 1172); BARONI, Le pergamene di S. Lorenzo, n. XXXIV (a. 1172); è tra gli autenticatori (in data imprecisata) di una sentenza consolare del 1169 (MANARESI, Gli atti del Comune di Milano, n. LXVIII, p. 98). Sulle caratteristiche della sua scrittura (che ne fanno un 'calligrafo di professione') cf. NATALE, Ricerche paleografiche, pp. 27-9.
Indizione di settembre.
(SN) Anno dominice incar(nationis) mill(eximo) cent(eximo) septuageximo tertio, secundo die mensis novembris, indic(tione) septima.
Placuit | atque convenit inter Petrum et Guidonem qui d(icu)ntur de Aliate, de civitate Mediol(ani), necnon et inter domnum Rogerium, priorem | monasterii de Mirimondo, ut in Dei nomine debeant dare, sicut ad pre[sen]s ded[er]u[n]t ipsi Petrus et Guido eidem priori, ad partem et utilitatem ipsius | monasterii, ad habendum et tenendum sine ullo censu reddendo libellario nomine, usque in perpetuum, hoc est totam eorum partem (a), que est medi|etas trium portionum, totius decime de loco et fundo Ozano (b) et eius territorio, sicuti ipsi Petrus et Guido et eorum maiores tenebant et possidebant in s(upra)s(crip)to loco et | eius (c) territorio in eodem maneat libello, inintegrum, eo tenore uti amodo in antea habere et ten(er)e debeat ipsum monasterium et cui dederit s(upra)s(crip)tam eorum partem | ipsius decime, ut supra l(egitur), et fac(er)e exinde quicquid ei fuerit utile, libellario [no]mine, [sine ali]cuius contradictione; insuper promiserunt et etiam guadiam dederunt | ipsi Petrus et Guido eidem priori, ad partem et utilitatem ipsius monasterii, [ita quod una cum] suis heredibus defendent et guarentabunt s(upra)s(crip)tam partem decime, ut | supra l(egitur), ab omni homine omni [t](em)pore usu et ratione eidem monas[terio et cui dederit, et quod facient] fac(er)e Ugonem, fr(atr)em ipsius Guidonis et filios quondam G[rato]ne (d) | qui dicebatur de Aliate, de s(upra)s(crip)ta civitate, cum ad legiptimam etadem pervenerit, [infra quindecim] dies postquam requisiti fuerint, talem car(tam) de tota eorum portione | s(upra)s(crip)te decime qualem iudex ipsius monasterii laudaverit, sine ullo [precio dato in suprascripto monasterio vel suo] misso; et pro his omnibus s(upra)s(crip)tis adimplendis et firmiter tenen|dis posuerunt fideiussorem Miranum qui d(icitu)r de Cumis, de s(upra)s(crip)ta civitate. Et pro pretio s(upra)s(crip)ta parte decime professi sunt ipsi Petrus et Guido accepisse ab eodem | priore, ex parte ipsius monasterii, argenti den(ariorum) bon(orum) Mediol(anensium) tertiol(orum) libras triginta. Quia sic inter eos convenit.
Actum in s(upra)s(crip)ta civitate.
Signa + + manuum s(upra)s(crip)torum Petri et Guidonis, qui hanc car(tam) ut supra fieri rogave[runt,][et] s(upra)s(crip)ti Mirani, qui fideiussor extitit [ut supra].
Signa + + manuum Mainfredi et Anselmi qui dicuntur Nadivi et Madii Te[stori]s testium.
(SN) Ego Iohannardus iudex qui dic[or] Canis h[anc] car(tam) tradidi et s(ub)s(crips)i.
+ Ego Algisius Mediolanensis archiep(iscopu)s s(ub)s(crips)i (1).
(SN) Ego Arnaldus Carentionus sacri palati[i notarius] hanc car(tam) scripsi.
(a) Segue illius depennato.
(b) Fra O- e -z- rasura di una lettera.
(c) Precede et (nota tironiana) iterato.
(d) Per il restauro, qui e nei casi successivi, cf. nota introduttiva.
(1) Cf. nota introduttiva.
Edizione a cura di
Michele Ansani
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi