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Finis et refutatio
1177 febbraio 16, Milano.
Pietro detto Patella, di Milano, rinunzia in favore di Ballione detto Caniolus, converso del monastero di Morimondo, a ogni diritto che poteva eventualmente rivendicare, per feudo o ad altro titolo, sul sedime, sito in Basiano, che Anselmo Cassina aveva venduto all'anzidetto monastero, ricevendo per la refuta nove soldi milanesi di nuova moneta.
Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 688 [A]. Copia semplice, BONOMI, Morimundensis, pp. 498-9, n. 199. Regesto, Catalogo, IV, fasc. 74.
Nel verso, di mano del notaio scrittore: Finis de sedimine uno in loco Fara Baselliana; annotazione di mano X, totalmente nascosta da striscia cartacea incollata alla membrana, di cui si recupera solamente la prima lettera: P[etrus Patella [...]] (non è ovviamente possibile stabilire l'estensione della finestra); di mano W: .MCLXXVII., de martio; altra annotazione tarda, e segnatura Bonomi: 199. MCLXXVII. Rinuncia.
La pergamena, modestamente usurata, presenta solo una lacerazione nella parte sinistra, tra la seconda e la terza riga, che non interessa la scrittura. Tracce di rigatura a secco.
Nella vendita perfezionata da Anselmo Cassina a favore del monastero qui richiamata (1168 dicembre 10: Le carte di Morimondo, I, doc. n. 216, pp. 430-2), relativa a tutti i beni e i diritti detenuti a vario titolo dall'autore in Basiano (ma anche in Fallavecchia), si specificava come il sedime in questione fosse stato precedentemente posseduto da Pietro o da membri della sua stessa famiglia (insuper vendimus ... sedimen unum ... quod fuit de Patella: p. 431); già qualche anno addietro, peraltro, un Patella veniva menzionato tra i coerenti di un sedime nella villa di Basiano (ivi, doc. n. 168, 1156 luglio 1, p. 327), mentre più tardi (ivi, doc. n. 188, 1159 maggio 7, pp. 368-9), Pietro allivella a Morimondo undici iugeri di terra nella medesima area, che teneva in feudo da Pagano, Obizzone e Ariboldo detti Pagani, agendo con il consenso dei seniores. E' assai probabile che l'accordo qui configurato costituisca l'esito di una mediazione extra-giudiziale (sul tipo, per esempio, di quella attestata nel doc. ed. in MANARESI, Gli atti del Comune di Milano, p. 248, n. CLXXIII, pure rogata da Rogerio Paliarius), forse affidata a quegli stessi personaggi che della refuta vengono indicati come semplici testimoni: Guglielmo Cainarca è un giudice, e solo l'anno precedente rivestiva la carica di console di giustizia di Milano (MANARESI, p. 545); giudice era anche Oprando Braccus, già protagonista nel 1164 di un importante arbitrato che coinvolgeva il monastero (Le carte cit., doc. n. 208, pp. 415-7), così come in rapporto con il comune milanese risultano in alcune circostanze i notai cui è affidata la stesura del negozio (cf. MANARESI, Gli atti cit., docc. nn. CXXXVIII, a. 1183, e CLXXIII, a. 1191).
E' frequentemente attestato il rapporto di collaborazione professionale tra i due notai (di cui al momento, tuttavia, non si è in grado di precisare il grado di parentela): cf. BARONI, Le pergamene di S. Maria di Aurona, doc. n. XV (a. 1187); ZAGNI, Le pergamene di S. Margherita, docc. nn. XIX, XX, XXII (aa. 1175, 1181, 1182); EAD., Le pergamene di S. Giorgio al Palazzo, doc. n. LXXIV (a. 1184); MARTELLINI, Le pergamene dei Capitoli di Milano, doc. n. 39 (a. 1181). Gualdricus Paliarius cessa sicuramente la sua attività entro il 1220 (cf. BARONI, Gli atti del Comune nel sec. XIII, I, doc. n. LX, pp. 82-4, 1220 maggio 19: menzione di testamentum conditum ... a quondam Gualdrico Palliario notario), avendola iniziata non oltre il 1169 (cf. ZAGNI, S. Margherita cit., doc. n. XVI). La carriera di Rogerius potrebbe essersi avviata leggermente in ritardo (prima attestazione nel 1175, cf. supra), 'dapprima come copista nello scrittoio del notaio Gualderico ... dal 1192 ... per conto proprio' (NATALE, Ricerche paleografiche, pp. 64-6), prolungandosi per i primi venti-trent'anni del sec. XIII (cf. a es. ASMi, AD, cart. 314, doc. 1206 settembre 22; ivi, cart. 304, doc. 1208 dicembre 4; BARONI, Le pergamene di S. Radegonda del sec. XIII, doc. n. 11, 1219 novembre 9).
(SN) Anno dominice incar(nationis) mill(esim)o centesimo septuag(esimo) septimo, quartodecimo kal(endas) mar(cii), indic(tione) decima.
Finem et ref[u]ta[ti]|onem fecit Petrus qui d(icitu)r Patella, de civitate Mediol(ani), Balliono qui d(icitu)r Caniolus, converso monasterii de Murimondo, ad partem ip|sius monasterii, nominative de sedimine uno de loco Fara Baselliana, quod vendiderat (1) Anselmus Cassina eidem monasterio, eo | tenore ut am(od)o in antea non debeat ipse Petrus vel eius heres aut eius sumissa persona agere vel causari de s(upra)s(crip)to sedimine con|tra ipsum monasterium vel cui dederit, dicendo quod sibi pertineat per feudum vel alio modo, sed exinde omni t(em)pore taci[t]us | et contentus esse et permanere debeat ipse Petrus cum suis heredibus; et proinde accepit ipse Petrus ab eodem Balliono, ex pa|rte ipsius monasterii, sol(idos) novem nove monete Mediol(anenses). Quia sic inter eos convenit.
Actum in s(upra)s(crip)ta civitate.
Interfuer(unt)Guilielmus Cainarca et Oprandus Braccus atque Anselmus Baronus testes.
(SN) Ego Gualdricus Paliarius notarius sacri pal(acii) tradidi et s(ub)s(crips)i.
(SN) Ego Rogerius qui dicor Paliarius notarius sacri pal(acii) scripsi.
(1) Cf. nota introduttiva.
Edizione a cura di
Michele Ansani
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi