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Breve iurisiurandi
1178 aprile 29, Voghera.
<Nella controversia tra il monastero di S. Maria del Senatore e la chiesa di S. Lorenzo di Voghera circa il possesso del ponte sulla Staffora,> Moro, ministro del ponte sulla Staffora di Voghera, in presenza di Rolando Canis e di Guido Christianus consoli <di giustizia> di Pavia, dichiara sotto giuramento che il campo oltre la Staffora e la terra al di quà del fiume sono di proprietà del monastero di S. Maria del Senatore, e che egli non ha mai fatto redigere alcun instrumentum <relativo a tali beni> in favore della chiesa di S. Lorenzo, seppure sollecitato dai consoli e dal giudice di Voghera. Inoltre Giovanni <de Montebello> e Imelda, conversi del ponte suddetto, dichiarano sotto giuramento di non essere informati dei fatti.
Originale, ASMi, AD, pergg., Santa Maria del Senatore, cart. 657 [A]. Regesto, Catalogo, IV, fasc. 86.
Nel verso, di mano del sec. XIII-XIV: Facta est; altra annotazione tarda.
Edizione: CAVAGNA SANGIULIANI, Documenti vogheresi, pp. 168-169, n. 115.
Cf. MERLO, Forme di religiosità, passim; BARBIERI, Notariato, p. 21 (nota 40); DE ANGELIS CAPPABIANCA, Vogheria, p. 61 (nota 82); EAD., Terra e società, p. 228 (nota 8); FORZATTI GOLIA, Il distretto pievano, pp. 313 (nota 67), 316 (nota 78).
Rigatura a secco.
Riguardo al contenuto cf. doc. n. 79 (e sua introduzione) che smentisce quanto dichiarato dai tre. Le circostanze entro cui viene redatto l'instrumentum suddetto sono illustrate nelle deposizioni testimoniali del 1183, nelle quali si denuncia un inganno messo in atto dai consoli di Voghera nei confronti di Mauro - mentre egli era debilitato a causa di una malattia - con l'obiettivo di agevolare la pieve di S. Lorenzo nel controllo dell'opera del ponte. Dalle medesime testimonianze, nonché da una deposizione a favore del vescovo di Tortona, redatta pure il 21 febbraio 1183, sembrano tuttavia intravvedersi rancori e motivi di contrasto fra il minister e il monastero pavese, forse determinati dalle scelte sulla gestione del ponte, ma manifestatisi in occasione di un avvenimento legato alla vita quotidiana ricordato da alcuni testimoni: i cani di Mauro avevano azzannato una scrofa mentre essa attraversava il ponte, provocandone la morte. In seguito alla denuncia del proprietario dell'animale, il minister aveva ricevuto l'ordine dal gastaldo della badessa ut faceret rationem pro eo de porca illa. Mauro aveva reagito violentemente all'appellatione, inseguendo il gastaldo cum ferro quodam per totum gerbum, e abbandonando la sua abitazione in capite pontis (cf. LEGÈ-GABOTTO, Documenti degli archivi tortonesi, p. 52, n. 25), che si trovava sotto la giurisdizione del monastero. Tali contrasti, se avevano avuto una parte nella decisione di Mauro di sottoscrivere l'instrumentum subiectionis sopra ricordato, evidentemente al momento della stesura del presente breve dovevano essere stati ormai ricomposti e dimenticati. Sulla vicenda cf. MERLO, Esperienze religiose, pp. 67-69.
(SN) Anno dominice incar(nacionis) mill(esim)o cent(esim)o septuag(esim)o octavo, die sabati tercio kalendas madii, indic(ione) undecima. Prope Vigueriam, ad | pontem Staphole.
Morus, minister ipsius pontis, presentibus Rolando Cane et Guidone Christiano, consulibus co(mun)is Papie, iura|vit stare in preceptis eorum et sociorum suorum et dicere veritatem de eo quod sciret et crederet de facto pontis et de instrumento (1) quod dicebatur ipsum | fecisse ecclesie Sancti Laurentii de ipso ponte, qui sub debito sacramenti dixit se scire quod ca(m)pus ille, qui est (a) ultra Stapholam per medium pontem, | est iuris monasterii (b) Sancte Marie; terram vero illam que est citra Stapholam audivit esset similiter monasterii Sancte Marie, et dixit sub debito sacramenti similiter | quod nu(m)quam precepit instrumentum illud nec aliud fieri quod dicebatur esse factum ab eo ecclesie Sancti Laurentii de ponte illo, nec fecit | unquam inde datum aliquod eidem ecclesie, preter, cum infirmus erat, consules Viguerie et burgensis iudex venerunt ad eum et dixerunt ei | ut associaret ecclesiam Sancti Laurentii in facto pontis, qui dixit eis: 'Facite quicquid vultis, quia nichil inde faciam', et inde nullum in|strumentum fieri precepit. Ioh(ann)es insuper et Ymelda, conversi ipsius pontis, qui simile iuramentum fecerunt, dixerunt sub debito sacramen|ti se nichil inde scire.
Interfuerunt Fulco de Curte, Tebaldus iudex, Piccus de Corbella, Walfredus de Curte, Surleonus, Rainerius de Sancto Stephano, Rubal|dus de Ventura, Ido Siccus, Lafrancus de ser Nicholao, Tebaldus de Curte, Martinus Mocius, Albertus Calegarius, Prepositus filius quondam | Mangini, Petracius Felis, Ioh(ann)es Marchexius, Otto Ferrarius, Wilielmus de Nerono, Iacobus Mulinarius, Wilielmus Parola, Bono de | Villa, Dodo: suprascripti sunt de Vigueria; de Papia vero Oldratus de Codalo, Oprandus Vexillifer, Albericus Cevolla, Sallinguerra Advo|catus, qui omnes testes sunt.
(SN) Ego Iacobus Gossonus sacri palatii notarius interfui et hoc breve scripsi.
(a) e(st) nell'interlineo.
(b) monast(er)ii nell'interlineo.
(1) Doc. 79.
Edizione a cura di
Baretta, Vandone
Codifica a cura di
Baretta, Mazzoleni