delegazione provinciale 1815 - 1859
La sovrana patente 7 aprile 1815, oltre a stabilire la suddivisione dei territori compresi nel regno lombardo-veneto in province (§ 7) affidava “l’amministrazione di ciascuna provincia a una regia delegazione” dipendente dal governo (§ 9) (patente 7 aprile 1815). Le modalità di funzionamento delle province vennero chiarite nella seconda parte della patente 24 aprile 1815 (§§ 37-56).
Definite come le autorità superiori politico-amministrative nell’estensione del territorio loro affidata, le delegazioni, che avevano sostituito le prefetture del periodo napoleonico, costituivano l’articolazione a livello provinciale del potere esecutivo. Alla loro testa era posto il regio delegato, che era sempre il presidente della congregazione provinciale (§ 37). Quale rappresentante diretto del governo, il regio delegato doveva vigliare sulle disposizioni date dalle congregazioni provinciali ai cancellieri del censo e alle municipalità, e controllare che non eccedessero i limiti delle loro attribuzioni (§ 52) (patente 24 aprile 1815 a).
In esecuzione della sovrana patente 7 aprile 1815, la determinazione 24 gennaio 1816 stabiliva che le regie delegazioni dovessero entrare in vigore il giorno 1 febbraio 1816, data dalla quale le prefetture e viceprefetture avrebbero cessato la propria attività. La notificazione stabiliva anche che le regie delegazioni dovessero dipendere dal governo e che, fino a nuove disposizioni, avessero corrispondenza con podestà, sindaci e altre autorità della rispettiva provincia nel modo già praticato dalle prefetture e viceprefetture. La determinazione 24 gennaio 1816 stabiliva la divisione del territorio del governo di Milano nelle province di Milano, Mantova, Brescia, Cremona, Bergamo, Como, Sondrio (o Valtellina), Pavia, Lodi. In ciascuno dei capoluoghi provinciali venne costituita una regia delegazione. La stessa notificazione stabiliva che in attesa della successiva pubblicazione di un nuovo compartimento territoriale del regno, venisse conservato il confine dei dipartimenti già esistente anche per le regie delegazioni, a eccezione di Milano, da cui veniva staccato il territorio di Pavia, e di Cremona, da cui veniva staccato il territorio di Lodi. Alla regia delegazione di Pavia era assegnato lo stesso territorio della provincia esistente prima della costituzione della repubblica cisalpina (determinazione 24 gennaio 1816) (Sandonà 1912).
In base alla notificazione 12 aprile 1816, contenente le istruzioni per l’attivazione del nuovo metodo d’amministrazione comunale, il regio delegato comandava direttamente i cancellieri del censo, i quali dovevano segnalargli tutto ciò che potesse “interessare le viste del governo” (artt. 150-153) (notificazione 12 aprile 1816). Il regio delegato esercitava dunque poteri di controllo molto ampi sia sulle rappresentanze, attraverso la presidenza delle congregazioni provinciali, sia sulle amministrazioni locali. L’esercizio del controllo avveniva in modo diretto nelle maggiori città, o attraverso i cancellieri del censo, nei rimanenti comuni. In seguito alle vicende politiche del 1848 i poteri di controllo dei delegati si ampliarono, usurpando diritti e competenze delle rappresentanze provinciali e delle amministrazioni comunali. Nel reclutamento dei funzionari elevati a tale carica prevalsero le ragioni politiche, tanto che alcuni di essi vennero scelti tra il personale tedesco (Rotelli 1974; Ghisalberti 1974; Meriggi 1987).
La delegazione provinciale era composta, oltre che dal regio delegato, da un vicedelegato, da alcuni aggiunti, da un segretario e da altro personale subalterno. Nell’ambito della delegazione operavano un commissario di polizia, un censore e revisore delle stampe e dei libri, un protomedico col titolo di “medico provinciale” per gli affari sanitari, un ingegnere in capo coadiuvato da alcuni ingegneri ordinari e aspiranti ingegneri per gli affari delle acque e strade (Sandonà 1912).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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