provincia della Lombardia Austriaca 1786 - 1796
Con il reale dispaccio pubblicato con editto governativo 26 settembre 1786 la Lombardia austriaca venne suddivisa in otto province, i cui capoluoghi erano Milano, Mantova, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Bozzolo, Gallarate. Ogni provincia, al suo interno, rimaneva ripartita in pievi o delegazioni, e queste in comunità (editto 26 settembre 1786 c).
La nuova compartimentazione, che entrò in vigore in data 1 novembre 1786, sostituiva quella dello stato di Milano disposta il 10 giugno 1757 dall’imperatrice Maria Teresa. La sovrana aveva allora rispettato le circoscrizioni territoriali esistenti, tra le quali la più vasta era di gran lunga il ducato di Milano, che comprendeva ben 896 delle 1.462 comunità complessive. Nel compartimento del 1757 figuravano inoltre la città e il principato di Pavia, la città e il contado di Cremona, la città e il contado di Lodi, la città e il territorio di Como, il contado di Como e la valle Intelvi; vi erano poi la giurisdizione della Calciana e le cosiddette “terre separate”, indipendenti dalle rispettive province: Treviglio nel ducato di Milano, Castelleone, Fontanella, Pizzighettone e Soncino nel cremonese; infine la città e il territorio di Casalmaggiore, cui era stato conferito il privilegium civilitatis con regio dispaccio dato in Vienna il 6 maggio 1753 e a Milano il 2 luglio 1754.
Il progetto di sottrarre alcuni territori al ducato di Milano per aggregarli alle province confinanti era già stato presentato nel 1754 dalla reale giunta del censimento. L’idea suscitò tuttavia un coro di proteste da parte dei provinciali del ducato e venne così accantonata (Visconti 1913).
Per vedere attuata la razionalizzazione della incongruente ripartizione amministrativa del territorio lombardo, al quale, con regio dispaccio 5 novembre 1784, era stato nel frattempo aggregato anche il mantovano (l’unione divenne effettiva in data 1 gennaio 1785) (dispaccio 5 novembre 1784 a), bisognò tuttavia aspettare l’editto giuseppino del 26 settembre 1786.
L’enorme provincia milanese venne allora smembrata a vantaggio delle province di Como (cui furono unite la corte di Casale, le pievi di Bellano, Dervio, Garlate, Incino, Lecco, Mandello, Oggiono, Porlezza e Varenna, la Vallassina, la Valsassina, la val Solda, la Valtaleggio, le squadre de’ Mauri e di Nibionno), Pavia (cui furuno uniti il vicariato di Binasco, le pievi di Corbetta e di Rosate, parte della pieve di San Giuliano), Lodi (cui fu unito il comune di Cassine di San Pietro) e la nuova provincia di Gallarate (formata da tredici pievi già comprese nel ducato di Milano: Angera, Appiano, Arcisate, Brebbia, Castelseprio, Dairago, Gallarate, Leggiuno, Olgiate Olona, Somma, Valcuvia, Valtravaglia, Varese). La provincia di Bozzolo estendeva invece la sua circoscrizione territoriale sulle giurisdizioni di Casalmaggiore e Piadena, cancellando così la vecchia frontiera tra lo stato di Milano e il ducato di Mantova. Tali confini non vennero alterati dalla decisione presanel 1787, su proposta del ministro plenipotenziario Wilczeck, di sostituire, per ragioni di convenienza geografica e logistica, Casalmaggiore a Bozzolo e Varese a Gallarate come centri amministrativi delle rispettive province (Capra, Sella 1984): con regio dispaccio 8 ottobre 1787 le regie intendenze politiche e di finanza di Bozzolo e Gallarate furono infatti portate, rispettivamente, a Casalmaggiore e a Varese.
Pochi giorni più tardi, con regio dispaccio 29 ottobre 1787, le province vennero ridotte a sei: Milano, Como, Mantova, Pavia, Lodi e Cremona, mentre le intendenze politiche rimasero otto, comprendendo ancora Casalmaggiore e Varese (Valsecchi 1959; Visconti 1913).
Come gran parte delle riforme giuseppine, anche l’opera di razionalizzazione delle circoscrizioni amministrative della Lombardia austriaca sopravvisse soltanto un anno alla morte del suo ideatore. Con il reale dispaccio 24 gennaio 1791 Leopoldo II ripristinò infatti il vecchio compartimento teresiano. Furono rimesse sotto la giurisdizione delle vecchie province, “anche per gli oggetti politici”, tutte quelle comunità che in conseguenza del compartimento 1786 ne erano state staccate e delle quali era stata fatta una riunione parziale, nel 1787, ma solo per il censo e per le strade (dispaccio 24 gennaio 1791 a, allegato B articolo XIX). Al contempo, secondo quanto previsto dall’art. XVIII, le terre di Soncino, Fontanella, Pizzighettone e Castelleone furono nuovamente separate dall’estimo di Cremona. E pochi giorni più tardi, con reale dispaccio pubblicato il 24 gennaio, Mantova e il suo territorio tornarono ad avere un’amministrazione autonoma da quella della Lombardia austriaca, le cui province rimasero pertanto: Milano, Pavia, Cremona, Lodi, Como e Casalmaggiore.
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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