vicario sec. XVI - 1774
Sopra i diversi organi municipali, espressione della capacità di autogestirsi delle singole comunità, il potere centrale dello stato, anche se rispettoso delle antiche forme di autonomia e di autogoverno, esercitava un’azione di controllo attraverso i tribunali regi di prima istanza civile e criminale dislocati sul territorio: podestà, vicari e capitani.
Cariche di origine ducale, i vicari e capitani erano anche in epoca moderna gli organi giudiziari di più vasta competenza e lunga tradizione. Nel ducato di Milano avevano sede nei borghi di Vimercate e Gallarate rispettivamente per la giurisdizione del contado della Martesana e del Seprio (Superti Furga 1995).
Il vicario, originariamente nominato dal duca milanese poi, in età spagnola, eletto dal governatore, era l’organo giudiziario locale di più ampia competenza civile e penale. A lui venivano sporte le denunce dai consoli delle comunità, davanti a lui si instauravano processi “in occasione vulneris ac percussionis”. L’esecuzione delle sue sentenze implicava multe, pignoramento dei beni e pene corporali per chi si sottraeva ai pagamenti.
Tra le sue competenze rientravano la tutela dell’ordine pubblico, compiti di polizia, prevenzione, controllo; egli era il tutore della legalità e per questo i consoli di ogni comunità giurisdizionalmente subordinata erano tenuti a prestare ogni anno l’ordinario giuramento. Tuttavia nell’ambito della propria giurisdizione doveva sempre e comunque riconoscere il potere e la superiorità del capitano di giustizia o del podestà di Milano, soprattutto quando i processi implicavano la pena capitale o la confisca di beni di una certa entità (Cuccia 1977).
ultima modifica: 12/06/2006
[ Saverio Almini ]
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