pretura regia sec. XV - 1774
Nella seconda metà del XVIII secolo in tutto il territorio dello stato di Milano esistevano dodici sedi di preture regie: Milano, Pavia, Cremona, Lodi, Como, Casalmaggiore, Varese, Codogno, Gallarate, Treviglio, Abbiategrasso, Vimercate, cinque delle quali concentrate nel solo ducato: Milano, Vimercate, Gallarate, Varese, Abbiategrasso, Treviglio. Nel corso dell'età moderna la distribuzione di pievi e comunità tra le circoscrizioni giudiziarie del ducato fu disomogenea. Le giurisdizioni più estese erano quelle della Martesana e del Seprio, che si erano venute formando nel tempo all'interno dei confini degli antichi contadi rurali del milanese: Martesana, Seprio, Bazana e Burgaria. La definizione delle giurisdizioni della Martesana e del Seprio, infatti, procedette di pari passo con il lento processo avviatosi intorno agli ultimi decenni del XII secolo che aveva portato gli antichi contadi esistenti nel territorio milanese a passare da uno stato di dominio fondato su vincoli vassallatici a quello di una diretta dipendenza amministrativa da Milano. La definizione di un assetto giurisdizionale più stabile del territorio soggetto alla città prese forma e si consolidò nel periodo signorile, quando la città di Milano incominciò a controllare direttamente i contadi imponendo la presenza in loco di propri vicari e sottoponendo la loro nomina all'approvazione signorile. Ciascuna delle due giurisdizioni della Martesana e del Seprio era presieduta da due ufficiali rappresentanti in sede periferica il potere centrale dello stato: il vicario, con compiti giudiziari, in prevalenza di tutela della retta applicazione della legge, e il capitano, al quale erano attribuiti compiti amministrativi e di polizia annonaria. Codificando le giurisdizioni esistenti nel ducato, le "Novae Constitutiones" di Milano confermarono l'esistenza della giurisdizione civile e criminale della Martesana, che aveva mantenuto con poche variazioni i confini preesistenti. Dalla giurisdizione della Martesana risultavano esclusi il vicariato di Binasco e le pievi di Bruzzano, Bollate, Locate, Rosate, San Donato, San Giuliano, Segrate e Settala, che restavano direttamente dipendenti dalla giurisdizione della città di Milano. Nel 1753 il vicario della Martesana estendeva la propria giurisdizione alle intere pievi di Vimercate, Pontirolo, Gorgonzola, Mariano, Brivio, Oggiono, Garlate, Missaglia, Agliate e ad alcune comunità della pieve di Desio. Nei secoli dell'età moderna si indicava invece con contado del Seprio una circoscrizione giurisdizionale e amministrativa ben definita, che includeva varie pievi e aveva come proprio capoluogo Gallarate. Le "Novae Constitutiones" confermarono l'esistenza della giurisdizione civile e criminale del Seprio, ma erano escluse dalla sua giurisdizione la pieve di Cesano e di Trenno, le comunità di Cisliano, Sedriano, San Vito, Bareggio, San Pietro a Bestazzo, comprese nella pieve di Corbetta; e infine le comunità di Caronno, Cornaredo, Lucernate, Origgio, Pogliano, Pregnana, Rho, Vanzago, incluse nella pieve di Nerviano. Nel 1753 la giurisdizione del Seprio includeva le pievi di Gallarate, Appiano, Corbetta, Somma, Olgiate Olona, Parabiago, Angera, Dairago e Brebbia. Le giurisdizioni degli altri tribunali regi del ducato erano assai meno estese territorialmente. Il podestà di Abbiategrasso aveva giurisdizione civile e penale in Abbiategrasso, pieve di Corbetta; il podestà di Treviglio e Melzo, con sede a Treviglio, sottoponeva alla propria giurisdizione civile e penale Treviglio, terra separata del ducato, Melzo, incluso nella pieve di Cornegliano, e Castel Rozzone, compreso nella Gera d'Adda. Il podestà regio ricopriva innanzitutto funzioni di carattere giudiziario, ma anche annonario, occupandosi dell'osservanza degli ordini e delle gride, concedendo le licenze per l'esportazione dei grani e sorvegliando fiere e mercati. Nella città di Milano avevano sede vari giudici regi: il podestà, con giurisdizione civile; il giudice al segno del gallo e il giudice al segno del cavallo, con giurisdizione civile cumulativa con il podestà; il capitano di giustizia, con giurisdizione penale, e il vicario di giustizia con giurisdizione penale cumulativa al capitano; la giurisdizione di loro competenza si estendeva a tutti i territori dello stato, data la particolare situazione della città, capoluogo della provincia del ducato e anche, al contempo, capitale dello stato. Dal XVI al XVIII secolo la giurisdizione delle preture regie coesistette con la giurisdizione feudale. Alla concessione di un feudo da parte della regia camera, infatti, erano legati in genere i diritti di esazione fiscale ma soprattutto la giurisdizione civile e criminale in prima istanza, sia pure mitigata dal privilegio del "maggior magistrato". La frammentazione dei confini dei feudi, la possibilità per una comunità di redimersi dallo stato di infeudazione, tornando così alla sola dipendenza dal giudice regio competente, crearono sovente situazioni di incertezza o conflitto. Ma solo con l'editto 6 giugno 1774 si assistette a un intervento incisivo sul sistema di amministrazione della giustizia di tutto lo stato. Con tale editto il governo aumentava infatti il numero delle preture regie, rendendo più equilibrata la loro distribuzione territoriale. Alle dodici preture esistenti nel territorio dello stato se ne aggiunsero altre dieci con sede a Pizzighettone, Porlezza, Fontanella, Laveno, Brivio, Lecco, Mariano, Menaggio, Locate, Pozzo Baronzio e soprattutto venne regolamentata la distribuzione dei compiti tra i pretori regi, rendendoli capaci di intervenire efficacemente.ultima modifica: 12/01/2007
[ Saverio Almini ]
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