IMPRESA GENTILIZIA

Pippi Giulio detto Giulio Romano; Amigoni Gaspare (attr.)

IMPRESA GENTILIZIA

Descrizione

Autore: Pippi Giulio detto Giulio Romano (1499 ca./ 1546), disegnatore / pittore / intagliatore; Amigoni Gaspare (attr.) (notizie 1528-1539), intagliatore

Cronologia: ca. 1526 - ca. 1528

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: legno di abete; legno dipinto; legno dorato; tempera su legno; cartone dipinto; legno intagliato

Misure: 67 cm x 78 cm

Notizie storico-critiche: I cinquatasei cassettoni pentagonali dati dall'incrocio delle fasce ornate con motivo a treccia del soffitto ospitano l'impresa federiciana del ramarro (per alcuni studiosi, salamandra). Il cassettone, delimitato dalle consuete cornici a listello dorate, presenta al suo interno una cornice a fuseruole e un'adiacente cornice dipinta con motivo a fogliame. L'immagine dell'animale, in legno intagliato e dorato, è fissata al fondo del lacunare mediante chiodi (moderni) all'altezza della nuca e dell'attaccatura della coda: come evidenziato in occasione dell'ultimo restauro del soffitto (1998), non si tratta delle imprese originali bensì di elementi frutto di un rifacimento assai posteriore, da collocare, su base grafico-documentaria, ad anni successivi al 1817 circa. Nel rilievo grafico inciso dal mantovano Pietro Biaggi attorno a quella data, nel quale è riprodotto l'angolo nord-orientale del soffitto, infatti, gli animali mostrano un aspetto decisamente diverso dall'attuale: le sinuosità del disegno e la maggiore lunghezza della coda avvicinano i ramarri del soffitto della Sala dei Cavalli ai numerosi esemplari modellati in stucco o dipinti presenti negli altri ambienti del palazzo. Inoltre, sempre in occasione del restauro del 1998, il rinvenimento dell'impronta di un originale ramarro sul fondo dell'assito del cassettone a seguito della rimozione del sostituto ligneo ha permesso di verificare direttamente il diverso, e ben più raffinato, disegno dell'animale. I ramarri originali, che il restauratore Augusto Morari ipotizza fossero stati realizzati in stucco, erano verosimilmente incollati sulla superficie della tavola prima della gessatura e della doratura e certamente di dimensioni maggiori rispetto alle attuali. Il nastro che corre attorno all'animale è realizzato in cartone e anch'esso fissato al fondo mediante chiodi: scarse, tuttavia, le testimonianze originali di tali elementi, ampiamente reintegrati in passato e ulteriormente restaurati nel 1998 (per una puntuale descrizione del restauro del 1998 si rimanda ad Artoni, Marocchi 2009, pp. 149-153). La disposizione di questo nastro attorno all'animale segue il medesimo andamento del cartiglio con motto in un ovale con ramarro in stucco della Camera degli Imperatori di Palazzo Te: ignoriamo se in origine anche i cartigli accostati ai ramarri del soffitto della Sala dei Cavalli riportassero il consueto motto latino dell'impresa "QUOD HUIC DEEST ME TORQUET". Il significato dell'impresa personale di Federico Gonzaga consiste nel contrasto tra l'animale a sangue freddo e, secondo tradizione, resistente per natura ai colpi della passione amorosa e l'inclinazione, propria del committente medesimo, a cedere alle lusinghe e a soccombere sotto gli strali dell'amore: cioé che tormenta Federico è ciò che lascia indifferente il freddo ramarro. L'impresa fu adottata dal giovanissimo marchese Federico di ritorno dalla corte del re di Francia Francesco I, già possessore di una personale impresa della Salamandra, coronata e posta tra le fiamme, portatrice dunque del medesimo significato di resistenza al fuoco avvampante, là interpretato sia in chiave politico-militare sia galante.

Collocazione

Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te

Credits

Compilazione: Marocchi, Giulia (2011)

Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011)

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