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<Breve> investiture de feodo
1110 marzo, Bergamo.
Adam de Foro, di Bergamo, investe i figli Pietro, Raniero, Lanfranco e Giovannibuono di tutto il feudo che detiene in Valle Brembana e in Valle d'Ardesio, mantenendo per sé l'usufrutto vitalizio di quanto detenuto in Valle d'Ardesio. Alla morte di Adam, e per la salvezza dell'anima sua, ciascuno dei figli dovrà donare due lire di denari <d'argento> a favore di chi Adam stesso disporrà.
Originale, BCBg, Collezione di pergamene, perg. 519 (A).
Nel verso solo segnatura settecentesca: '1110'.
La pergamena, pur complessivamente in discreto stato di conservazione, presenta lievi consunzioni e qualche scolorimento dell'inchiostro lungo le antiche piegature (in particolare a rr. 4 e 8).
La famiglia cittadina dei de Foro, allo stato attuale delle ricerche, risulta, insieme con i de Petringo, la meno sufficientemente conosciuta tra quelle che, a partire dagli anni '70 dell'XI secolo, entrarono nella vassallità episcopale partecipando della distribuzione di terre e benefici sottratti dal vescovo Arnolfo ai Gisalbertini - e in particolare al ramo collaterale dei Martinengo (per rapide informazioni prosopografiche cf. MENANT, Campagnes lombardes, p. 652). Ulteriori indagini condotte sul ricco materiale conservato nei depositi vescovile e capitolare di Bergamo potranno forse chiarire esatta provenienza ed estensione del feudo tenuto da Adam (e trasmesso, nell'occasione, ai suoi quattro figli), che, stando alla testimonianza del documento qui edito, potrebbe anche essere di una qualche rilevanza, considerando soprattutto la sua insistenza nella Valle di Ardesio, ricchissima zona mineraria prealpina tradizionalmente al centro degli interessi dell'episcopio bergamasco (basti qui, in proposito, rinviare alla documentazione precedente la metà del Duecento raccolta e commentata da BARACHETTI, Possedimenti del vescovo di Bergamo; una ricognizione sui 'tempi lunghi' delle rivendicazioni vescovili di fronte all'emergere dei nuovi intraprendenti soggetti rappresentati dalle comunità locali, e sul progressivo abbandono di una politica schiettamente signorile di controllo dei diritti connessi allo sfruttamento delle vene minerarie è delineata in SCHARF, L'autonomia alla prova del fuoco).
Una die que est in mense martii, infra civitatem Pergami. Presentia bonorum hominum quorum nomina |[su]bter leguntur, per lignum et pergamenam que in sua manu tenebat Adam de Foro, de eadem civitate, inve|[stiv]it Petrum et Raginerium atque Lanfrancum et Iohannebonum, filios suos, nominative de toto suo | feodo [quod ipse Adam habet in](a)Valle Brembana et in Valle de Ardesie vel ubicumque inveniri potest, |eo ordine ut non possit amplius ipse Adam ipsum feodum vendere, inpignare vel in aliam par|tem alienare vel invadere, sed usumfructum de hoc quod habet in Valle de Ardesie debet | ipse Adam habere vite sue sine ipsorum filiorum eius contrad(ition)e. In transitu vero ipsius Ade | debet [dari unus]quisque isporum filiorum libras [du]as denariorum ubi ipse Adam iusserit | pro anima sua. Quia sic inter se convenerunt. Factum est hoc anno Domini mill(esim)o centesimo | decimo, ind(ition)e tertia. Albertus, Girardus, Petrus, Lanfrancus ibi testes interfuerunt. (SN) Lanfrancus notarius et causidicus interfui et rogatus scripsi.
(a) Integrazione probabile.
Edizione a cura di
Gianmarco De Angelis
Codifica a cura di
Gianmarco De Angelis