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Cartula offertionis pro anima
1041 giugno, Toscolano.
Vitale diacono e Gualderada, abitanti in Grazanigo, nella pieve di Toscolano, ambedue di legge romana, donano alla chiesa di S. Pietro in Monte per l'anima di Olderico vescovo <di Brescia> , loro senior, un olivo con la relativa ablaciatura di tre piedi, sito nella medesima pieve, in luogo detto Brixi.
Notitia, nel verso della pergamena (cf. più avanti la n. 2) [N]. Originale, ASVat, FV, I, 2619 (SPM, 18) [A].
Nel verso, di mano coeva: Offersio [[.................]] olivo | posito in plebe Tuscolano, q(uod) fecit Vitalo | diac(onus) et Vualderada; di mano del sec. XII: Tusculani; altre annotazioni tarde, tra cui segnatura del sec. XVI: 1042 iunii.
Cf. VARANINI, L'olivicoltura, pp. 126, 152 (nota 62), 150 (nota 10, alla data 1042), 153 (nota 70); MENANT, Campagnes, pp. 159 (note 474, 475), 160 (nota 481, alla data 1042), 161 (nota 482).
Le sei notitiae vergate dal notaio Gariardus (alcune delle quali del tutto abrase, altre leggibili in parti più o meno cospicue) sono disposte nel seguente ordine:
1a. È completamente abrasa e in parte coperta dall'annotazione di mano coeva, dalla segnatura del sec. XVI nonché dai timbri d'archivio del sec. XX. Non è possibile stabilire il numero dei righi che la contenevano.
2a. Anche di questa non si può ricomporre con sicurezza l'impaginazione. Si riesce a leggere all'inizio: Eclexia Sancti Petri que dicitur e nella parte finale: Testes Alberico, Ioh(anne)s, Graciano. Si tratta quasi sicuramente della notitia sviluppata nel recto.
3a. È disposta su nove righi. I pochi lacerti consentono di collegarla al mundum del 1041 marzo 31 (doc. 5).
4a. È ordinata su dieci righi. La notitia è svolta nel mundum del 1041 giugno (doc. 11).
5a. È collocata su dodici righi. Il relativo mundum risulta deperdito (cf. n. 13).
6a. La notitia, articolata su più di otto righi, si interrompe per taglio della pergamena. È sviluppata nel mundum del 1042 gennaio (doc. 22).
La recisione della banda inferiore del supporto, con conseguente asportazione dell'ultima parte della sesta notitia, ci obbliga a immaginare una situazione simile, almeno in parte, a quella presente in altra pergamena (cf. nota introduttiva, terza ipotesi, al doc. 7). I sei negozi infatti non possono che essere stati minutati sul verso di un grande foglio (forse l'intera pelle dell'animale), successivamente scisso in più parti, utilizzate per altrettanti munda. Ma questa pergamena presenta ben altri spunti di interesse diplomatistico. Si potrà innanzitutto osservare come quattro notitiae (nn. 2, 3, 4, 6), tutte prive di data, sono sviluppate in altrettanti munda accreditati a tempi diversi che vanno dal 1041 marzo 31 (doc. 5) al gennaio dell'anno successivo (doc. 22). In questo stesso periodo va quasi sicuramente collocata la redazione per estenso della notitia n. 1 (completamente abrasa) e della n. 5 (mundum deperdito). Tenendo conto che la minutazione dell'intero blocco delle sei notitiae è stata effettuata in un solo momento (lo provano in modo inequivoco la scrittura, l'inchiostro e l'impaginazione) non è difficile individuare il sicuro terminus ante quem nel 1041 marzo 31 (data del mundum più alto); si tratta del resto di un'indicazione cronica che trova conforto nel fatto che S. Pietro risulta essere menzionato in tutte le rogationes come ecclesia. Ci troviamo dunque di fronte a una situazione del tutto inconsueta: Gariardus redige le sei notitiae secondo gli abituali parametri, ma omette le rispettive connotazioni croniche, riservandosi di distribuire in tempi diversi e futuri la formalizzazione dei negozi, in base a ragioni che non conosciamo ma che non potevano non collegarsi in qualche modo alle esigenze dell'istituzione (chiesa/monastero) e a quelle dei donatori. Si osservi infine come il notaio preveda un accoppiamento corretto tra data del mundum e denominazione di S. Pietro: ecclesia fino al giugno 1041 (docc. 5, 11, 14), monasterium dopo tale data (doc. 22).
La sottoscrizione del diacono Vitale è autografa (cf. p. L e tav. 4b).
Stile dell'incarnazione pisana e indizione settembrina.
(SN) In nomine domini Dei eterni. Anno ab incarnatjone domini nostri Iesu | Cristi (a) mille quadrageximo secundo, mense iunius, inditjone nona.
|
Ecl(exi)a Sancti Petri que dicitur Monte nos Vitalo diaconus et (b) | Vualderada, abitare videmur in plebe Tuscullano, locus | Grazanigo, qui profesi summus ex natjone nostra legem vivamus Ro|mana (c), offertores et offertrix, donatores et donatrix ipsius | ecl(exi)a, p(resentes) p(resentibus) disimus: quisquis in sanctis ac in venerabilibus (d) locis ex suis aliquit | contullerit rebus, iusta Octori vocem, in oc seculo centuplum accipiad, | insuper, quod melius est, vitam posidebit eternam (1).
Ideoque nos qui supra | Vitalus diaconus et Vualderada donamus (e) et offerimus in | eadem ecl(exi)a arborum unum ollivum cum ablaciatura sua in | circuitu se, pedes trex, iuris nostris, qui iacet in eadem plebe, | ad locus ubi dicitur Brixi; coerit ei: a mane rebus Sancti Benedicti, | da trex partes rebus de ep(iscop)io. Que autem s(upra)s(crip)tum arborum ollivum | unum iuris mei superius dicto ab ac die in eadem ecl(exi)a dono (f) | et offerro et per presente cartula offersionis ibidem | abendum confirmo, faciendum exinde pars ipsius ecl(exi)a | a presenti die proprietario nomine quiquit volueritis sine | omni nostra et ehredibus nostris contraditjone. Quidem et spon|dimus adque promittimus nos qui supra Vitalo diaconus et Vual|derada, una cum nostris ehredibus, pars ipsius ecl(exi)a ab omni om|minem defensare; quod si defendere non potuerimus aut | si predictum arborum ollivum unum pars ipsius ecl(exi)a per covix in|genium subtragere quexierimus, tunc in duplum eadem nostra | offersio pars ipsius ecl(exi)a restituamus (g) qualiter pro te(m)pore fueri|t meliorata aut valuerit sub exstimatjone in consimi|lle loco pro anima domni Odelrici episcopus (2) seniori nostro mar|cedem; nec nobis licead ullo te(m)pore nolle quod vo|luit, set quod ad nobis semel factum vel conscriptum est sub | iusiurandum inviolabiliter conservare promittimus cum sti|pullatjone subnisxa.
Acto in eadem plebe Tuscullano (h). | Feliciter.
+ Vitalus diaconus a me fa|cta s(ub)s(crips)i.
Signum + manu s(upra)s(crip)ta Vualderada | qui anc cartula offersionis fieri ro|gavi ut supra.
Signum +++ manibus Alberici et Ioh(anne)[s]| seu Graciano viventes lege Ro|mana testes.
Signum ++ manibus Raginerii | et Bonotempi testes.
(SN) Ego Gariardus notarius scriptor | uius cartula offersionis post | tradita conplevi et dedi.
(a) A om. Cristi.
(b) Segue Vu-| depennato.
(c) Ro-| su rasura, come pare.
(d) -ne- nell'interlineo.
(e) Tra do- e -nam(us) rasura di due lettere, la prima delle quali è n.
(f) Sulla prima o tratto di penna senza apparente significato.
(g) -st- corr. su altre lettere.
(h) Tuscu- su alone causato dallo spandimento dell'inchiostro di lettere precedenti.
(1) Cf. MATTH. 19, 29.
(2) Cf. doc. 1, nota 3.
Edizione a cura di
Ezio Barbieri ed Ettore Cau
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi