10
Carta refutationis et donationis pro anima
1083 aprile 30, Monte Oltirone.
Oldefredo giudice, Gotefredo de Molo, Atto Guasceta, Olrico Quadra, Oddo giudice, Ogerio giudice, Rustico giudice, Otto de Solario, Nazario Gualera, Ingo di Stabio, Lazaro di Ossuccio e suo fratello Rustico, Ariberto di Ossuccio, Vitale Zacarelus, Guido Magister, Operto de Cusizano, Gezo e Giovanni Musa di Sorlena, Amizo Mulinola, Crescenzio de Flona, Domino de Masanego, Morro de Magalino, Comperto de Narima, Crescenzio de Vila, Atto de Arsaleno, Morro de Molzixio, Pietro de Lamponio, vicini di Isola e di Lenno, per porre fine alla lite che gli uomini di Lenno e di Isola avevano tra di loro a proposito della chiesa di San Benedetto costruita sul monte Altirone (che secondo gli uomini di Isola doveva essere soggetta alla pieve di Santa Eufemia dell'Isola Comacina, mentre secondo gli uomini di Lenno alla pieve di Santo Stefano di Lenno) fanno congiuntamente refuta e donazione nelle mani del vescovo di Como Rainaldo, nonché in favore di Boldo, Anrado e Lafranco Galina, conversi della chiesa di San Benedetto, di tutta la terra che si trova da una valle all'altra, sul monte di Ossuccio e di Lenno.
Copia autentica inserta in un instrumentum publicationis del 1279, BAMi, Pergamene, n. 1989-1989 bis [B]. Altra copia semplice, coeva a B, BAMi, Pergamene, 1366 [B']. Trascrizione: Bonomi, Diplomatum, BBMi, AE.XV.33, n. 10, pp. 31-34 (da B, anche con trascrizione dell'instrumentum publicationis ivi, alle pp. 28-31; mentre si limita a segnalare B' ivi, al n. 10*, p. 34).
Regesti: Ferrario, Sommario cronologico, c. 440v; Bonomi, Synopsis cronologica, BBMi, AE.XV.33, c. 392r; Ceruti, BAMi, I 145 suss., n. 16, cc. 3v-4r; Bianchi, Inventario, BAMi, K 203 suss., n. 1989-1989 bis e BAMi, K 202 suss., n. 1366, e nelle relative schede mobili dell'ordinamento cronologico. Nota di repertorio (relativa a B'): Bianchi, BAMi, K 212 suss, p. 218 (alla voce "Monastero di San Benedetto").
Nel margine superiore sinistro del recto di B segnatura, pure di mano del Bianchi, che rimanda all'Inventario: "1989" e identicamente nel margine laterale sinistro, in corrispondenza della data cronica del documento inserto, rimando all'Inventario: "1989 bis"; anche nel margine superiore sinistro di B' segnatura del Bianchi: "1366", che rimanda al medesimo Inventario.
B è così autenticato: (SN) Ego Ferrabos, filius q(u)ondam s(er) Alb(er)ti Ferrar(ii) equor(um), not(arius) Cuman(us), missus regis ac iudex ordinarius et sc(r)iba palac(ii) Cuman(i), hanc car(tam) exempli sumpsi et extraxi, iussu p(re)d(i)c(t)i d(omi)ni pot(est)atis, ab ori|ginali et hautentico instrum(en)to a me viso et lecto sano et integro, omni vicio et cancellatio(n)e carente et suspicio(n)e carente, et ea(m) (-a corr. da lettera principiata, probabilmente da u; ma non si esclude la correzione inversa, con -u da -a che darebbe esito di lettura eum, pure corretto sintatticamente se riferito a exemplum e non a cartam) sc(r)ipsi et in publica(m) forma(m) redegi, cum apo(s)icio(n)e testiu(m) et notarior(um), | ut hoc exemplu(m) in iudicio et extra et ubicu(m)q(ue) eidem cap(itu)lo et monasterio p(ro)sit, valeat et effica(citer) adsit que(m)admodu(m) et ta(m)qua(m) originale et hautenticu(m) instrum(en)tu(m) a q(u)o sumptu(m) e(st) hoc exe(m)plu(m), nullo | addito v(e)l diminuto q(uo)d mutet sensum v(e)l variet intelectu(m), p(re)ter litt(er)as v(e)l silabas plus minusve que sensum no(n) muta(n)t nec varia(n)t intelectu(m).
Nel verso di B, di epoca medievale, forse del secolo XIV: "[...]o S(an)c(t)i B(e)n(e)d(i)c(t)i", annotazione parzialmente nascosta dalla presenza di tessuto grezzo (vide infra). Inoltre, accanto ad altre annotazioni di età moderna ("A", accompagnato da regesto; "1279"): segnatura di fase C: "D, n. 21". Non è presente il regesto Ferrario, a meno che si trovi nascosto dal citato tessuto.
Infine: segnatura Bonomi, accompagnata dall'indicazione dell'anno: "10 .MLXXXIII. et .MCCLXXIX."; segnatura Ceruti in pastello rosso: "430".
Nel verso di B', di epoca medievale, del secolo XIV, come pare: "Donat(i)o q(uod) fec(er)u(n)t illi d(e) Leno | et de Insula mon(asterio) S(anct)i B(e)n(e)d(i)c(t)i", seguito da annotazione, pure di epoca medievale ma di mano seriore: "Donatio". Inoltre: segnatura di fase C individuabile ma non leggibile; regesto Ferrario, parzialmente leggibile solo con l'ausilio della luce di Wood.
Infine: segnatura Bonomi, accompagnata dall'indicazione dell'anno: "10* .MLXXXIII."; segnatura Ceruti in pastello rosso: "16".
Edizioni: CERUTI, Liber statutorum, coll. 372-373 (da B'); MONNERET DE VILLARD, L'Isola Comacina, n. II, pp. 224-225 (da B'); Gli atti privati, vol. IV, n. 642, pp. 169-171 (da B).
Regesto: MONNERET DE VILLARD, L'Isola Comacina, n. 91, p. 224.
Cf. ORSINI, Vescovi, abbazie, chiese, p. 159; MONNERET DE VILLARD, L'Isola Comacina, p. 49; BOGNETTI, Sulle origini dei comuni rurali, Appendice, n. 121, pp. 247-248; PORTER, Lombard Architecture, vol. 1, p. XXVI; BELLONI, Il San Benedetto, pp. 40-42 (con riproduzione fotografica di B' a p. 41), p. 50; Tabella cronologica, p. 118; LUCIONI, Insediamenti monastici medievali, pp. 70-71; ZERBI, Il vescovo comense Rainaldo, pp. 276-277; FASANA-GARANCINI, Sui passi dell'anima, p. 67.
La pergamena di B (mm 494/439 x 584/576) nella parte superiore presenta macchie estese e diffuse, lacerazioni e strappi, tanto che la pergamena - in anni imprecisabili - venne rinforzata mediante incollatura al verso di un rettangolo di tela grezza (mm 315 x 135). Nella parte inferiore il supporto evidenzia invece più modeste lacerazioni e lievi macchie; ma nel margine inferiore, a destra, è visibile un ampio foro dato da rosicature, il quale tuttavia non interessa la scrittura.
Tracce di rigatura a mina di piombo.
La pergamena di B' (mm 221/150 x 350/245) appare di concia mediocre, come evidenziano un ampio strappo cucito, tra le righe 19 e 25, in prossimità del margine laterale destro, e un foro dato da difetto di preparazione, tra le righe 12 e 13, pure in prossimità del margine destro. Macchie sparse sono localizzate soprattutto nella parte superiore del supporto, dove si notano pure due piccoli fori (margine superiore e tra le righe 4-5), che tuttavia non interessano il dettato.
Nel margine inferiore è incollato un foglio di carta proveniente dalla Regia Biblioteca nazionale Braidense (come accerta l'intestazione a stampa del foglio), ove è trascritta la sottoscrizione del notaio Ferrabos, autenticante di B, con segnatura della trascrizione di B del Bonomi.
B è trascritto immediatamente di seguito ad un instrumentum publicationis del 4 febbraio 1279, di cui si trascrivono il protocollo, la petitio, l'escatocollo e le sottoscrizioni notarili: (SN) In nomine domini. Anno a nativitate Eiusdem milesimo ducentesimo septuagesimonono, die sab[ati] quarto intrante febr(uarii), indictione septima. Domini don [......]i de Bruga, abbas monasterii | Sancti Bendicti de Insula, et don Bonapars de Campo, monacus eiusdem monasterii, constitut[i] coram domino Guilielmo de Sicleriis, potestate Cum(arum) (CAMPICHE, Comunalverfassung von Como, p. 413), hostende[runt] eidem domino potestati | infrasc(r)iptum instrumentu(m) pacti quod per antiqu[itat]em obscurum factum erat et valde difficile ad legendum. Quam ob rem predicti dominus don Albertus abbas et don Bonapars monacus, suis nominibus et nomine | dicti capituli et monasterii, ab ipso domino potestate cum instancia petiverunt quatenus ipsum instrumentum suum faceret transcribi, exemplari et in publicam formam redigi per Ferabovem, notarium suum et scribam | palacii, et quod ipsi exemplo et infrascriptis omnibus autoritatem suam interponeret ac decretum ut ipsum exemp[l]um tamquam hautenticum a quo sumit(ur) ad eternam rei memoriam in iudicio et extra iudicium | eidem capitulo et monasterio valeat et prosit (...). Actum in palac(io) Cum(arum), unde plura. | (SN) Ego Obizinus Caza notarius suprascriptus, filius quondam ser Maynfredi Caze, de Cumis, et scriba pallacii Cum(arum) publicacioni (così, anche in seguito) huius instrumenti a me vissi et lecti sani et integri, pro notario et scriba pallacii interfui et subscripsi predic(to) die. | (SN) Ego Guasparolus de Sancto Laure(encio) notarius Cum(arum), filius Rolandi de Sancto Laurencio, de Cumis, et scriba pallacii Cum(arum) publicacioni huius instrumenti a me visi et lecti sani et integri, pro notario et scriba pallacii interfui et subscripsi predicto die (p(re)dicto die nel sottolineo con linea d'inclusione) ). | (S) Ego Conradolus de Brena suprascriptus, filius ser Bertrami de Brena, de Cumis, et scriba palacii Cum(arum) publicacioni huius (hi(us) ) instrumenti a me visi et lecti sani et integri pro notario et scriba palacii interfui et subscripsi predic(to) die.
Di seguito alle sottoscrizioni dei notai e scribi di Como è copiato B, introdotto dalla seguente formula: Tenor enim pacti et instrumenti talis est. Segue quindi la sottoscrizione di Ferrabos (per la quale vide supra).
La redazione di B si colloca entro una nuova fase della secolare conflittualità tra il monastero di San Benedetto e le pievi di Isola e di Lenno. Già il 3 dicembre 1248 il console di giustizia di Como, Lanfranco de Via (CAMPICHE, Comunalverfassung von Como, p. 401), aveva comandato agli uomini di Isola e a quelli di Lenno di prestare giuramento in relazione al possesso di terre da parte del detto cenobio. Seguono le attestazioni giurate dei massari con descrizioni analitiche dei beni: BAMi, Pergamene, 1788, 1788 bis. Altri giuramenti dei massari in data 1248 dicembre 21: BAMi, ivi, 1789 e 1789 bis; nel medesimo anno in data dicembre 22: BAMi, ivi, 1790 dicembre (le membrane testé citate nell'archivio di San Benedetto erano conservate cucite; la loro separazione avvenne in età moderna inoltrata, come attesta l'unico regesto dell'archivista dell'Acquafredda vergato sul dorso della membrana con segnatura 1788).
Anche la redazione di B' è da collocare cronologicamente nel medesimo contesto conflittuale. L'analisi delle varianti (riferite in apparato) sembra avvalorare l'ipotesi che che B' non dipende da B, ma è altra copia di A.
Anno incarnacionis domini nostri Iesu Christi milex(imo) octuagesimo t(er)cio indic(ione) .VI. (a), die d(omi)nico pridie callendas madii. In presentia bonorum hominum (b) quorum nomina subter leguntur, per lignum et pergamena quod in suis tenebant manibus, Oldefredus iudex, Gotefredus de Molo, Atto Guasceta, Olricus Quadra, Oddo iudex, Ogerius iudex, Rusticus iudex, Otto de Solario, Nazarius Gualera, Ingo de Stabio, Lazarus de (c) Usucio, Rusticus frater eius, Aribertus de Usucio, Vitalis Zacarelus, Guido (d) Magister, Opertus de Cusizano et Gezo et Iohannes Musa de Sorlena, Amizo Mulinola, Cresencius (e) de Flona, Dominus de Masanego, Morrus de Magalino, Compertus de Narima, Cresencius de Vila (f), Atto de Arsaleno et Morrus de Molzixio, Petrus de Lamponio finem et refutacionem fecerunt, per parabolam aliorum omnium vicinorum, in manibus domini Raynaldi Cumani episcopi et Boldi conversi et Anradi conversi et Lafranci Galine conversi, de illa discordia quam ipsi suprascripti homines de Insula (g) et de Leno habebant inter se: suprascripti homines (h) de Insula dicebant quod ecclesia Sancti Benedicti, costituta in monte qui vocatur Altironus, debebat esse subtus plebe de Sancta Eufemia de Insula, suprascripti homines de Leno dicebant quod suprascripta ecclesia Sancti Benedicti debebat esse subtus plebe de Sancto Stephano de Leno; et de suprascripta discordia quam suprascripti homines de Insula et de Leno habebant inter se finem et refutacionem fecerunt, ut supra legitur, in manibus suprascriptorum; et insuper suprascripti homines de Insula et de Leno, per parabolam aliorum omnium vicinorum, pro remedio animarum suarum, donacionem fecerunt suprascriptis conversis suprascripte ecclesie de tota illa terra que est ab una vale (i) ad aliam, et de ascolo et pascolo (1) in monte de Usucio et in monte de Leno ubique, sine omni contradictione (j). Que autem suprascripta terra, qualiter supra legitur, inintegrum, ab hac die suprascriptis conversis eorumque successoribus suprascripti homines de Insula et de Leno spoponderunt et promiserunt ab omni homine defensare; et si contra hanc cartam donacionis per quodvis ingenium agere aud causari presumpserint, a parte domini nostri Iesu Christi atque Raynaldi Cumani episcopi (2) et omnium suorum successorum sub vinculo anathematis (k), nisi resipuerint, imperpetuum (l) sint dampnati. Actum in suprascripto monte Altirono, feliciter.
Signum † manuum (m) suprascriptorum vicinorum qui hanc car(tam) donacionis fieri rogaverunt ut supra.
Signum † manibus Attonis Caginose, Cresencius de Pino, Andreas de P(re)monte, Cresencius testes.
Signum † Utonis manibus (n) de Murofracto et Attonis et Inverardi et Loterii (o) et Uberti de Perlana testes.
Cunizio notarius et iudex sacri palacii (p) scriptor huius carte donacionis, post traditam co(m)plevi et dedi.
Ego Oddo notarius sacri palacii interfui et confirmavi.
Ego Oldefedus notarius sacri pallacii interfui et confirmavi.
(a) B' sexta.
(b) In B' su -n- segno abbr. (tratto orizzontale per la nasale) superfluo.
(c) In B segue Nexio depennato.
(d) In B, su -ui-, segno abbr. (tratto orizzontale) privo di significato.
(e) In B' Cresenzius, qui e in seguito.
(f) In B' Villa, qui e in seguito.
(g) In B' Insulla, qui e in seguito.
(h) In B e B' ho(m)i(n)e.
(i) B' valle.
(j) B' contradicione.
(k) B' anathematicis.
(l) B' in p(er)petuum.
(m) In B' sulla seconda -u- segno abbr. (tratto orizzontale) superfluo.
(n) Così in B e in B'.
(o) In B' Otterii.
(p) B' pallacii, qui e in seguito.
(1) In questa carta compare il binomio "ascolo et pascolo" che, in altri documenti di questa silloge (n. 11, n. 66, n. 69, n. 70, n. 89, n. 95, n. 142), è presente nella forma di "ascua et pascua", "asculo et pasculo" o "asculum et pasculum". Tali formule - come sottolinea Remo Bracchi - "denunciano la sovrapposizione del latino al gallico, nelle quali i primi membri dei binomi si rifanno ad *ask(w)o- "pascolo", dal preceltico *pask(w)o-, corrispondenti delle voci latine pascua, pascula e dotate della stessa suffissazione, con l'attesa caduta della p- nei continuatori gallici. Quando esse si trovano in concorrenza, il termine più antico si rivela scaduto a indicare le pasture più povere, come riflesso di una cultura soccombente" (BRACCHI, Convergenze e discrepanze lessicali tra Valtellina e Rezia, p. 8) .
(2) Riguardo al vescovo di Como Rainaldo, che resse la cattedra lariana tra il 1063 e il 1084, si rimanda particolarmente a ZERBI, Il vescovo comense Rainaldo, pp. 253-281, XERES, La riforma ecclesiastica del sec. XI, p. 67 e al recente lavoro di LUCIONI, Insediamenti monastici medievali, pp. 69-71. Inoltre: TURAZZA, La successione dei vescovi di Como, pp. 81-85; SAVIO, Gli antichi vescovi, pp. 324-328; ROVELLI, Storia di Como, II, pp. 134-142; Helvetia Sacra, I/6, pp. 104-106.
Edizione a cura di
Rita Pezzola
Codifica a cura di
Rita Pezzola