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Carta investiture
1175 gennaio 15, [...].
Pietro, abate del monastero di Santa Maria di Acquafredda, con il consenso del priore Arnaldo, investe per massarizio per la durata di sette anni Giovannibono, detto Maza, e suo fratello Adamo, il quale è rappresentato nel negozio dal detto Giovannibono in qualità di messo, figli del fu Guidone Maza, di un appezzamento sito ad Garzolam, nonché di due prati siti sul monte di Ossuccio, il secondo dei quali ove dicesi in Moneta, riservandosi detto monastero di Acquafredda il diritto di pascolo, con l'obbligo per detti massari e per i loro legittimi eredi maschi di pagare annualmente ad Acquafredda un sestario di frumento della misura di Como e un'anfora di vino, da consegnare presso detto monastero, e con l'obbligo per detto cenobio di non sottrarre e di non cedere ad altri i suddetti beni, con pena di venti soldi di denari di Milano in caso di contravvenzione dell'impegno.
Originale, BAMi, Pergamene, n. 1443 [A].
Trascrizione: Bonomi, Diplomatum, BBMi, AE.XV.33, n. 74, pp. 157-158. Regesti: Ferrario, Sommario cronologico, c. 448r; Bonomi, Synopsis cronologica, BBMi, AE.XV.33, c. 402v; Ceruti, BAMi, I 145 suss., n. 65, cc. 12v-13r; Bianchi, Inventario, BAMi, K 202 suss., n. 1443, e nella relativa scheda mobile dell'ordinamento cronologico. Nota di repertorio: Bianchi, BAMi, K 212 suss., p. 202 (alla voce "Monastero di Acquafredda").
Nel margine superiore sinistro del recto segnatura, pure di mano del Bianchi, che rimanda all'Inventario: "1443".
Nel verso, di epoca coeva alla redazione del documento: "Car(ta) in[vestit]ure qua(m) [dominus] abas Petr(us) | fec(it) Iohann(i)bono Maza et Ada(m) Maza d(e) t(er)ra"; pure di epoca medievale, altra annotazione illeggibile (forse integrazione di fase A dell'ubicazione dei beni: "Garzola"). Inoltre: segnatura di fase C: "I, n. 1"; regesto Ferrario. Infine: segnatura Bonomi, accompagnata da indicazione dell'anno: "74 .MCLXXV."; segnatura Ceruti in pastello rosso: "65".
La pergamena (mm 177/165 x 94/92), in pessimo stato di conservazione, è mutila della parte inferiore. La metà sinistra presenta estese zone di abrasione accidentale dell'inchiostro, sì che per la lettura del dettato in numerosi punti si è reso necessario l'ausilio della lampada di Wood. Inoltre, sono profonde le lacerazioni in corrispondenza delle antiche piegature, talora accompagnate da strappi. In particolare, a causa di un profondo strappo in corrispondenza delle righe 9-10, al verso fu incollata una striscia di tessuto (mm 130 x 28), il quale a sua volta presenta fori dati da rosicature, alle righe 8-9. Piccoli fori da rosicature sono individualbili anche alle righe 15-16 e - con importante interessamento della scrittura - lungo il margine laterale destro, tra le righe 13 e 19.
È certo che il documento fu rogato da Enrico, notaio del sacro palazzo. Ne è prova la presenza, in apertura del protocollo, del suo segno di tabellionato (l'attività di questo professionista è ben documentata anche dai docc. di questa silloge; cf. i n. 56, n. 67, n. 73, n. 77, n. 78, n. 81, n. 90). Anche il Bonomi aveva constatato quanto sopra riferito e aveva annotato: "La sudetta carta fu scritta da Henrico notaro del sacro palazzo, nominato di sopra pagina 151, ciò conoscendo dalla specie di tabellionato usata da quel notaro. L'essere imperfetta dipende dalla recisione seguita di parte di essa" (Diplomatum, p. 158).
(SN) Anno dominice incar(nacionis) mill(esimo) cent(esimo) septuag(esimo) quinto, medio m(en)se ianuarii, i(n)dic(ione) octava. | Per lignum quod in sua tenebat manu, domnus abas Petrus, monasterii Sancte Marie Aquefri|gide, consensu et affirmacione domni Arnaldi prioris, ipse abas, a parte ipsius monasterii, | investivit per masaricium Iohannembonum, qui dicitur Maza, et Adam, germanos, filios quondam Gui|donis Maza, per suprascriptum Iohannembonum missumque fratrem eiusdem Ade, nominative pecia una de terra iu|ris ipsius monasterii que iacet ad Garzolam, cui coheret: a mane terra Sancti Bendicti, a meridie terra ospi|[.....……] de Castello, a sero via et ab aquilone terra Martini de la Porta. Et item investi|[v]i[t] eos […….] de duobus [prat]is, cum areis suis, iuris ipsius monasterii, positis in monte de Usucio, u|[bi dicitur ……….], idest [.]on[..] ipsius monasterii, cui coheret: a mane pratum heredum quondam Boni B(re)lia | [……………], a sero pratum monasteri [Sanct]i Bendicti et ab aquilone culmen; alium pratum iacet in Moneta, cui coheret: | ab aquilone culmen, ab omnibus aliis partibus pratum monasterii Sancti Bendicti, sive ibi alie sint co|he[rentias, et una c]um accessionibus et ingressionibus suis, inintegrum, et ipsum monasterium reservat in se ascu|lum et pasculum. Eo modo quod ipsi masarii suique heredes masculi, ligiptimi descendentes, ha[beant] | et detineant suprascriptas res ab hodie in antea usque ad septem annos, omni anno unum sestarium frument[i mensurat]|um ad iustum sestarium Cumarum, tracto et condu[c]to ad ipsum monasterium, et de hinc in antea usque in per[petuum], | et habeant et detineant suprascriptas res ad fictum reddendum anualiter unam anforam vini, sine contradictione [ipsius] | monasterii suorumque successorum et partis ipsius monasterii, et cum eorum defensione ab omni homine cum racione. | Et hoc ste[tit in]ter eos quod ipsum monasterium suique (a) successores et pars ipsius monasterii non habeant | [vir]tutem aufe[rend]i [e]is suprascriptas res per se tenere nec alii dare in pena .XX. sol(idorum) den(ariorum) Mediol(anensium) ac
(a) In A suiq(ue) erroneamente ripetuto.
Edizione a cura di
Rita Pezzola
Codifica a cura di
Rita Pezzola