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Pagina constitutionis Oberti Mediolanensis archiepiscopi
1148 aprile 2, Milano.
Oberto, arcivescovo di Milano, accoglie sotto la protezione della Chiesa milanese il monastero di S. Ambrogio e conferma in perpetuo all'abate Martino tutti i beni tenuti dal monastero medesimo, e in particolare: in Milano la chiesa di S. Satiro presso il monastero, la chiesa di S. Pietro edificata presso quella di S. Vitale, la chiesa di S. Agostino, la chiesa di S. Michele e l'ospedale edificato in vicinanza della medesima, la chiesa di S. Pietro in Sala e la chiesa di S. Siro alla Vepra, tutte con le loro parrocchie; inoltre Origgio con la chiesa di S. Siro e di S. Maria, Ternate con la chiesa del S. Sepolcro e quella della S. Trinità, Campione con le cappelle di S. Pietro, S. Zenone e S. Maria, Canobbio con la chiesa di S. Maria, la terza parte del territorio di Dubino con le due cappelle di S. Pietro e S. Benedetto, Limonta con la chiesa di S. Genesio, la corte di Bissone con la chiesa di S. Carpoforo, Inzago con le due chiese di S. Ambrogio e di S. Maria, la chiesa di S. Damiano in Baraggia, la corte di Paciliano con le cappelle di S. Pietro, S. Salvatore e S. Giorgio, la chiesa di S. Michele in Castaneto, la chiesa di S. Martino in Torrigia, la corte di Monte con le chiese di S. Vigilio e di S. Eusebio, la chiesa di S. Ambrogio in Cirisola, in Casterno diversi poderi con le chiese di S. Maria e di S. Martino, e altri beni in Domenegasco, oltre agli antichi diritti sul monastero di <S. Maria di> Aurona. Conferma, inoltre, l'antico privilegio concesso all'abate di S. Ambrogio di cantar messa la domenica e negli altri giorni solenni nella basilica con la mitra e con gli altri ornamenti vescovili.
Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 312, n. 97 [A]; copia semplice datata 1589 con omissis in ASMi, Fondo di religione, cart. 916 [B]; copia semplice datata 1679 in ASDMi, Visite pastorali, v. 30 S. Ambrogio VIII, n. 1 [B']; Bonomi, 19, n. 105; Della Croce, I/7, cc. 282r-284r. Regesto: Giorgi, Registro, p. 346 e Rubrica, c. 22v.
Nel verso, di mano del sec. XIII: Privilegium reverendi [archiepiscopi]| Mediolanen(sis) civitatis [[...]] Obertus Dei gratia sancte [Mediolanensis ecclesie]| dilecto in Christo fratri [Martino, monasterii Beati]Ambrosii abbati [eiusque fratribus tam presentibus quam futuris,] in perpetuum; di altra mano dei sec. XIII-XIV si legge soltanto [P]rivilegium, perchè parzialmente ricoperto da cartellino prestampato del sec. XIX; sono, inoltre, presenti diverse annotazioni in forma di regesto di mani del sec. XVII; riferimenti agli Exemplaria diplomatum del Giorgi; annotazione del Bonomi: MCXLVIII; in lapis segnatura di mano del sec. XX.
Edizione: PURICELLI, p. 697; ARESI, Privilegiorum, p. 66; UGHELLI, Italia Sacra, IV, p. 155; Le carte santambrosiane di un luogo scomparso, n. XI.
Regesto: GIULINI, VII, p. 111; Visite pastorali di Milano, p. 32; SAVIO, p. 503
La pergamena presenta rosicature e macchie di modeste dimensioni lungo le pieghe verticali e in prossimità del margine laterale sinistro; nel recto tracce di rigatura a secco e sottolineature seriori ad inchiostro.
S. I. di Oberto, arcivescovo di Milano, in cera scura di forma ovale (diametro mm 60/50, spessore mm 15) sostenuto da tre cordini di seta di colore beige e marrone, passanti nel verso a formare una croce e fuoriuscenti nel recto; l'effigie al centro dell'impronta raffigura sant'Ambrogio aureolato con la mano destra benedicente e nella sinistra il pastorale; la legenda riporta il nome del santo ed è posta, come di consueto in questo periodo (BARONI, La documentazione arcivescovile, p. 306 e p. 314 nota 19), intorno alla figura con andamento dal basso verso l'alto e da sinistra verso destra. Le sottoscrizioni dei singoli rappresentanti del clero cardinale sono state rese partendo da sinistra verso destra, tenendo conto della posizione in cui si trovano nel documento; quest'ultima non corrisponde ancora all'ordine tradizionale nella gerarchia ecclesiastica (cf. BARONI, La documentazione arcivescovile, pp. 306-308).
Il documento fornisce un panorama dei beni e dei diritti in possesso del monastero santambrosiano, a distanza di soli quattro anni dal termine della lite intercorsa tra i canonici e i monaci di S. Ambrogio, dalla quale quest'ultimi erano usciti tutt'altro che indenni (cf. docc. in ASMi, AD, pergg., cart. 343, nn. 2-9). In particolare, viene confermata all'abate Martino la chiesa di S. Michele e l'ospedale costruito nelle immediate vicinanze, i cui diritti erano stati precedentemente assegnati alla canonica (BORGHINO, L'ospedale di S. Ambrogio, p. 446-447) e si attesta l'avvenuto passaggio della chiesa di S. Sepolcro di Ternate dalla giurisdizione della mensa arcivescovile milanese a quella del monastero santambrosiano (LUCIONI, La cella di S. Sepolcro di Ternate, pp. 399-402 e nota 22). Inoltre, in merito agli altri enti ecclesiastici milanesi citati nel documento cf. AMBROSIONI, S. Ambrogio alla fine del secolo XII, pp. 165-168; mentre circa i beni e i diritti del monastero situati nella zona pedemontana compresa tra il Po e il Tanaro, in particolare sulla corte di Paciliano, su Quinto e su Monte, cf. MINGHETTI RONDONI, L'espansione territoriale del monastero di S. Ambrogio, pp. 429-440; per i beni santambrosiani situati nei territori di Origgio, di Limonta e di Civenna nel triangolo Lariano e di Dubino in Valtellina cf. BERTONI, L'inizio della giurisdizione dell'abate di S. Ambrogio, pp. 196-197; ROMEO, Il comune rurale di Origgio, p. 14 nota 12 e VIOLANTE, Un esempio di signoria rurale, pp. 121-135).
La concessione all'abate santambrosiano dell'uso delle insegne episcopali, limitatamente alle domeniche e alle solennità, è citata anche nel falso di Pasquale II (doc. n. 3), ma in merito ai privilegi concessi ex longo et antiquo tempore richiamati nel presente documento l'Ambrosioni esclude si debba far riferimento al suddetto falso, cronologicamente troppo vicino, e ipotizza ci si debba riferire al diploma attribuito all'arcivescovo milanese Tadone del febbraio 866, pure ritenuto falso dal Biscaro, dal Natale e dalla Zagni (BISCARO, Note, I, p. 334; NATALE, Falsificazioni, pp. 35-37; ZAGNI, Gli atti arcivescovili milanesi dei secoli VIII-IX, pp. 13-15).
(C) Obertus Dei gr(ati)a sancte Mediolan(ensis) Ecclesie archiepiscopus, dilecto in Christo fratri Martino, monasterii Beati Confessoris Ambrosii abbati, eiusque fratribus tam presentibus quam futuris, inperpetuum.
Sacra testante scrip[t]ura ex officio nobis | ini[un]cto interest ecclesias et ecclesiasticas personas nostro (a) comissas regimini paterno affectu diligere et eas earumque bona pia protectione munire.
Dignum namque et honestati conveniens esse aperte cognoscitur ut qui ad ecclesiarum |
* * [r]e[gimen] sub Mediolan(ensis) ecclesie obedientia comorantium sumus assumti eas et a pravorum hominum nequicia tueamur et sancte Mediolan(ensis) Ecclesie patrocinio foveamus.
Proinde, dilecti in Domino filii, vestris iustis peticionibus clementer annuentes, prefatum Beati Ambrosii | monasterium, in quo divino (b) mancipati estis obsequio, et eius bona sub nostra et sancte Mediolan(ensis) Ecclesie protectione atque defensione suscipimus et presentis pagina privilegii commonimus.
Statuimus itaque ut quascumque possessiones quecumque bona pre|dicta Beati Ambrosii ecclesia in presentiarum iuste et canonice possidet aut in futurum concessione pontificum, largitione regum vel principum, oblatione fidelium seu aliis iustis modis, Deo propitio, poterit adipisci, firma vobis vestrisque successoribus et illibata perma|neant, in quibus hec propriis nominibus duximus exprimenda: in primis ecclesiam Beati Satiri que est iuxta ipsum monasterium; ecclesiam Sancti Petri iuxta ecclesiam Sancti Vit[a]lis hedificatam; ecclesiam Santi Agustini; ecclesiam Sancti Michahelis et hospitale ibi prope | hedificatum; ecclesiam Beati Petri ubi dicitur ad Salam; ecclesiam Sancti Siri ad Vepram cum earum parrochiis; ecclesiam Sancti Satiri in civitate similiter cum sua parrochia et cum omnibus ad eam pertinentibus; Oleuductum cum duabus capellis, scilicet ecclesiam Sancti (c) Siri et ecclesiam Be|ate Marie cum famulis et cum decima; ecclesiam Sancti Sepulchri et ecclesiam Sancte Trinitatis de Trinate cum earum possessionibus; Campilionem cum tribus capellis, videlicet ecclesiam Sancti Zenonis et ecclesiam Sancti Petri et ecclesiam Sancte Marie cum parrochiis | et omnibus ad eas pertinentibus; ecclesiam Sancti Siri quam habetis in Canobio cum aliis possessionibus; terciam partem loci de Dubino cum duabus capellis, scilicet capellam Sancti Petri et capellam Sancti Benedicti cum famulis; Lemontam cum ecclesia Sancti Ienesii cum famulis; | curtem de Bissono (d) cum ecclesia Sancti Carpofori cum (e) primiciis atque cum famulis; Anticiacum cum duabus ecclesiis, ecclesia scilicet Sancti Ambrosii et ecclesia Sancte Marie cum famulis; ecclesiam Sancti Damiani de Barazia cum omnibus que ad eam pertinent; | curtem de Pasciliano cum tribus capellis, videlicet ecclesiam Beati Petri atque ecclesiam Sancti Salvatoris et ecclesiam Sancti Georgii; in Castaneto ecclesiam Sancti Michahelis; in Turricula ecclesiam Sancti Martini cum decimis et famulis; curtem de | Monte cum ecclesia Sancti Vigilii et ecclesia Sancti Euxebii, cum decimis; ecclesiam Sancti Ambrosii cum decimis et famulis aliasque possessiones quas habetis in Cirixola; in Quinto ecclesiam Sancti Ambrosii cum aliis possessionibus; ecclesiam Sancte Marie et | ecclesiam Sancti Martini et alias possessiones quas habetis in Casterno a[t]que ius illud quod antiquitus habetis in monasterio Oronis atque possessionem quam habetis in Domenegasco. Preterea dignitatem illam que, ut in vestris continetur | privilegiis, vobis ex longo et antiquo tempore concessa est, videlicet quod abbas in dominicis et sollemnibus diebus cum infula et aliis ornamentis episcopalibus in ecclesia Beati Ambrosii missas cantat, vobis confirmamus. Decernimus ergo ut | nulli omnino hominum liceat prenominatam Beati Ambrosii ecclesiam [[..]]mere, perturbare vel eius bona auferre vel ablata retinere, minuere seu aliquibus mo[le]stiis fatigare, sed omnia integra conserventur eorum pro quorum gubernatione | et sustentatione concessa sunt usibus omnimodis pro futura. Si quis igitur noster parrochianus in futurum contra hanc nostre constitutionis paginam sciens venire temptaverit, secundo terciove commonitus, nisi reatum suum digna | emendatione correxerit, centesimi octavi psalmi (1) maledictionibus (f) repleatur et a sacratissimo corpore et sanguine domini nostri Iesu Christi fiat alienus; cunctis autem eidem loco servantibus iusta pax Domini nostri multiplicetur et gr(ati)a | quatenus hic fructum bone actionis percipiant et in futuro eternam vitam sibi paratam inveniant.
Actum est hoc anno dominice incarnationis mill(esimo) cent(esimo) quadragesimo octavo, quarto nonas aprilis, indicione undecima.
+ Ego Obertus archiepiscopus s(ub)s(crips)i.
+ Ego Tedaldus archipresbiter s(ub)s(crips)i. + Ego Anselmus indignus diaconus s(ub)s(crips)i. + Ego Wilielmus diaconus s(ub)s(crips)i.
+ Ego Obitius diaconus et cimiliarhca (g) s(ub)s(crips)i.
+ Ego Iohannes Rodensis s(ub)s(crips)i. + Ego Adelardus diaconus s(ub)s(crips)i.
+ Ego Enricus subd(iaconus) s(ub)s(crips)i.
+ Ego Nazarius presbiter ac primicerius s(ub)s(crips)i.
+ Ego Iulius presbiter s(ub)s(crips)i.
(SI)
(a) n(ost)ro da n(ost)ras mediante rasura parziale di -as e correzione di -o da -a
(b) A divivino
(c) A om. Sancti
(d) -ssono aggiunto su rasura da mano posteriore.
(e) Carpofori cum aggiunto su rasura da mano posteriore.
(f) -c- nell'interlineo.
(g) Così A.
(1) Salmi, 109 (108), 1-20.
Edizione a cura di
Marta L. Mangini
Codifica a cura di
Marta L. Mangini