Lombardia Beni Culturali
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<Laudamentum consulum Mediolani>

1188 gennaio 1, Milano.

Ottone Zendatarius, console del comune di Milano, con il conscilium di Ruggero Vicecomes, Lanfranco de Oldanis, Ruggero Marcelinus, di altri soci e della credenza, e dopo che lo stesso Otto, con alcuni soci, con Petraccio de Sancto Calocero e con il magister Alamanno ha stabilito che il negozio è vantaggioso per entrambe le parti, approva che Ambrogio, abate del monastero di S. Ambrogio, acquisti al prezzo di tre lire di terzoli per pertica dalla res publica di Milano una parte di pascolo sito a porta Vercellina vicino alla roggia dei mulini di S. Ambrogio posti nella Vepra, ove scorre la Moscetta, allo scopo di costruirvi un mulino; Petraccio, a nome del comune, riceve sei lire di terzoli, prezzo di due pertiche di terreno.

Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 313, n. 248 [A]. Regesto del 1738 in Giorgi, Registro, c. 666; del 1739 in Giorgi, Rubrica, c. 29r.
Nel verso, di mano diversa coeva o di poco successiva, fortemente sbiadito, [[...]] in hac[c]ausa dedit diffini[tivam sententiam][[...]], e § Et proinde etc. 'dico quod est de scriptura condam Iacobi Centumfilii: | hoc quod probatur per Rogierium Salarium, qui etiam vobis dabit i(n)bre|viaturam et multa instrumenta eiusdem Iacobi ad comparatio|nem faciendam, Groscam I(n)fregiatum, Guifredotum | de Mortuis, Roglerium Paliarium, Iacobum de Bre|sio, Ardericum Gratacellum, [[......]] de Giema. Annotazioni seicentesche di oggetto, data e segnatura n. 8; riferimenti all'Exemplaria Diplomatum del Giorgi; data di mano del Bonomi MCLXXXVIII; segnatura a matita 227.

Edizione: MANARESI, Gli atti del comune di Milano, n. 158.

Mediocre stato di conservazione, macchie e abrasioni. Sottolineatura di epoca moderna in matita rossa del nome del console che pronuncia la sentenza. Tracce di rigatura.
Il 'signum' del notaio ne contiene il nome; quello del console Ottone Zendatarius è costituito dalle tre lettere del nome 'Oto' disposte in modo da formare un volto.
Il giorno della settimana non corrisponde: il primo gennaio 1188 era venerdì e non sabato come indicato nel protocollo.
L'annotazione contenuta nel verso ci informa che dopo la morte del notaio rogatario, Giacomo Centumfilii, il presente documento viene addotto quale prova in una causa (di cui non abbiamo però altre notizia) ove se ne mette in discussione la genuinità. Stando alla stessa annotazione, qualcuno, presumibilmente un console di Milano, pronuncia poi una sentenza definitiva affermando che il documento è invece genuino, come viene provato da sette persone (di cui quattro sicuramente notai) e in particolare mediante il confronto con le imbreviature del defunto e altri documenti da lui rogati. Gli elementi a nostra disposizione non consentono di datare il procedimento: sulla base dei personaggi che vi prendono parte, possiamo solo supporre che debba collocarsi a non molti anni di distanza dal 1188. Roggero Salarius è un notaio la cui attività è attestata per un altro ventennio (per es. cfr. MANARESI, Gli atti del comune di Milano, n. 310 del 1208) e al suo nome è legata anche la qualifica di giudice (cfr. ibidem, n. 186 del 1194): costui riveste il ruolo principale nella dimostrazione dell'autenticità del documento, visto che è lui che dà 'vobis' (la parte che giudica sospetto il documento?) imbreviature e altri documenti rogati da Giacomo per il confronto, mentre la funzione degli altri sei non è meglio specificata. Guifredotto de Mortuis è attestato nel 1189 (cfr. ZAGNI, S. Margherita, n. 24); Roggero Paliarius è largamente noto almeno fino al 1199 (cfr. BARONI, S. Maria in Valle, n. 25); Giacomo de Bresio (Bressio, Brexo) fu giudice e risulta console nel 1196 e nel 1212 (cfr. MANARESI, Gli atti del comune di Milano, nn. 194, 357, 360, si veda inoltre il n. 107 del 1200, ove si cita una sentenza da lui pronunciata); Arderico Gratacellus risulta ancora attivo nel primo decennio del XIII secolo (sottoscrive la copia autentica di un documento del 1207, cfr. ASMi, AD, pergg., cart. 556, n. 38). Di Grosca Infregiatus e [...] de Giema non abbiamo invece reperito altre tracce.
È il caso di sottolineare la procedura di verifica della genuinità di questo documento perché siamo di fronte a uno dei primissimi esempi pervenuti di simili accertamenti: la critica ha finora messo in evidenza un caso del 1213 (cfr. MANARESI, Gli atti del comune di Milano, n. 366) in cui il notaio Ugo de Castegnianega, interrogato dai consoli di giustizia su richiesta della badessa del monastero Maggiore, riconosce come genuina e di propria mano l'imbreviatura di una sentenza rogata trent'anni prima, nel 1183 (cfr. ibidem, n. 141; sulla questione si veda LIVA, p. 75). Mentre in quel caso il notaio è ancora vivo e può essere interrogato direttamente, nel nostro esempio, morto il rogatario, viene avviato un procedimento più complesso, che prevede l'intervento di alcuni esperti.

(SN) Die sabbati, primo die ianuarii, in solario consularie Mediol(ani). Laudavit Otto Zendatarius, consul comunis Mediol(ani), conscilio | sociorum suorum videlicet Rogerii Vicecomitis, Lanfranci de Oldanis, Rogerii Marcelini et aliorum sociorum suorum, quatinus dominus Ambroxius, abbas | Sancti Ambroxii, habeat ex parte rei publice Mediol(ani), vendicionis nomine pro tribus libris tertiolorum pro pertica, tantum de pascuo porte Verceline quod est iusta | rugiam molendinorum Sancti Ambroxii que sunt in flumine Vepre, non multum longe a Sancto Siro de Vepra, quantum ei utile fuerit tam ad do|mum sive sedem molendini constituendam quam ad rugiam sive ad aliam utilitatem molendini agendam, quod molendinum de alia rugia veteri | transmutaverat. Et hoc fecerunt habito conscilio credentie et ea ratione quia aqua Moscete efluebat in veterem rugiam supra vetus | molendinum et quando crescebat p(re)t(er) (a) molendinum quod inferius erat, quandoque ita inundabat ut per quasdam vias in fossata rei publice | Mediol(ani) decurreret; quo molendino remoto et mutato sicut nunc est, aquam Moscete liberius per veterem rugiam debere currere hostendebatur. Que omnia predictus Otto cum quibusdam suis sociis et Petracio de Sancto Calocero et magistro Alamano oculata fide cognovit et cogno|verunt magnum esse comodum ipsius monasterii et nullum incomodum rei publice, cum fere ultra duplum (b) iusti precii terra illa venderetur. | Actum est hoc anno dominice incar(nacionis) milleximo centeximo octuageximo octavo, suprascripto die, indic(ione) sesta. Et proinde ipse Petracius de Sancto Calocero accepit libras sex | tertiolorum nomine et ex parte comunis Mediol(ani) pro duabus perticis (c).
Interfuerunt Mainfredus de Surixina et Ambroxatus Pettus, civitatis Mediol(ani).
(S) Ego Otto Zendadarius, consul r(ei) p(ublice) M(ediolani), ut supra legitur laudavi et s(ub)s(crips)i.
(S) Ego Petracius qui dicor de Sancto Calocero s(ub)s(crips)i.
(SN) Ego Iacobus Centumfilii, sacri pal(acii) notarius, iussione suprascripti Petracii, scripsi.


(a) Segno abbreviativo improprio sulla p-
(b) Corretto su precedente scrittura erasa.
(c) Et proinde - perticis aggiunto successivamente dalla stessa mano.

Edizione a cura di Ada Grossi
Codifica a cura di Ada Grossi

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