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Breve <conventionis>
<ante 1017 agosto>.
I vicini di Velate e Ambrogio, arciprete *della chiesa di S. Maria*, si accordano sull'uso del monte Velascum.
Scrittura non autenticata, ASMi, AD, Museo Diplomatico, cart. 12, 108-242 1/2, [S]. Regesto del secolo XIX, ASMi, Registro I, fasc. 11, [R].
Nel verso, di mano A del secolo XVI: Nil. Nil; altre annotazioni tarde.
Edizione: Gli atti privati, I, n. 88, pp. 200-200.
Regesto: Manaresi, Regesto, n. 19, pp. 14-15.
Cf. MANARESI, Spirito dei tempi nuovi, pp. 79-80, n. 4.
La pergamena non è in buono stato di conservazione, poiché alcune rosicature interessano i margini destro e sinistro. Inoltre, difetti di conciatura hanno causato l'apertura di un grosso foro all'altezza delle righe decima e undicesima. Si notano i segni di diciassette piegature nel senso della scrittura, a distanza pressoché regolare fra loro, e di una perpendicolare ad esse.
Il documento si configura come una scrittura preparatoria alla stipula dell'accordo di cui al numero 20; non sembra trattarsi però tanto di un appunto stilato dal notaio come promemoria per la redazione dell'atto, quanto di una lista di argomenti su cui le trattative rimangono ancora aperte e su cui le parti devono tornare a discutere in vista o in occasione di una successiva convocazione die iuves isto prosimo veniente. Tale considerazione è suggerita dall'analisi del dettato, ove mancano gli elementi essenziali per la stesura di una carta, quali la data cronica e topica, i nomi dei testimoni e quelli degli abitanti di Velate che si obbligano nei confronti dell'arciprete di S. Maria del Monte. Gli stessi oggetti del negozio giuridico sono definiti in maniera imprecisa e incompleta: se, per esempio, nel numero 20, infatti, si dispone relativamente a due appezzamenti di terra, di cui si riportano coerenze e misure, nel numero 19 se ne ricorda solo uno. Nella scrittura preparatoria si accenna inoltre a una securitas, per mezzo della quale l'arciprete, insieme al proprio avocatus e all'arcivescovo Arnolfo, deve assicurare ai vicini velatesi la comune fruizione del monte Velasco: verosimilmente si tratta di una condizione posta da questi ultimi per giungere alla sottoscrizione dell'accordo. Si ignora se sia stata effettivamente soddisfatta, ma non se ne fa menzione nel numero 20. Altro brano assente dalla redazione definitiva della carta promissionis è quello relativo ai fideiussori nominati dagli uomini di Velate, identificabili con alcuni degli stessi contraenti, il cui elenco invece si legge nel documento numero 19. In quest'ultimo manca infine qualsiasi accenno al launechild ricevuto dai velatesi. Si può quindi concludere che il breve è la testimonianza non di una fase della redazione dell'atto dell'agosto 1017, ma di un momento precedente, ossia di una delle tappe della trattativa che ha portato alla definizione dell'accordo e dei suoi oggetti, in seguito alla quale le parti hanno deciso di richiedere la stesura della carta.
Breve qualiter c(on)vener(unt) inter se | id sunt vicinis (a) de Velate et Ambroxio | arhipresbitero de securitate de intencione | de munte Velasco. In primis debet facere | liberis ominis de mansiones et ortoras, sic(ut)| cernitur vias qui pertis da par(te) sera et subtus | ipsa via, da par(te) sera tenente uno capu a por|ta qui dicitur porta (b) Vetre, alio caput (c) in termine qui misit Ri|prando presbiter, est per mens(uram)(d) iugias duas; et de om|nem auritate qui pertinet a par(te) Sancte Ma|rie deficias (e) et auteritatem de sue mansiones | do(m)negale et ad suo focum et ad sua (f) cucina et ad | suo (g) pristino; seu lignia (h) sica quantu in te|[ra] trovavit illis ominibus in eonem munte | abitavit; et omnes bestias (i) ipse arhi|presbitero (j) et predictis (k) ominibus in ipso munte (l) | abitantibus pascunt, preter anteponi|mus pratas qui sulant e(s)e defensa (m) in tempore | defensionis. Et ipso arhipresbiter debet facere | securitatem c(um) suo avocato et c(um) d(omi)nus Arnolfus (1) | arhiepiscopus de predicto munte nulla c(on)tradicio|ni (n) da par(te) predicta eccl(esii)s Sancte (o) | Marie et Sancti Victori sita Vuarese per dilivium non de|bet causare, set comuniter frugere (p) debent | suorum omines que in ipso vico abitaverit Velate. | Qui se destulerint c(om)ponant arigen(ti) liberas | centum (q). In tali tinore vuadiaverunt; | inter se posuer(unt) ei fidiusor Olrico, Angelber|to, Alkerio, *********, Algiso, Amizo et Adam | iudex. Die iuves isto prosimo (r) veniente.
(a) S vicis
(b) porta nell'interlineo.
(c) -t corr. da altra lettera parzialmente erasa.
(d) Segue iua(m) depennato.
(e) deficias nell'interlineo.
(f) S su(m)
(g) -o pare corr. da altra lettera.
(h) -g- corr. da altra lettera.
(i) Segue alone causato dallo spandimento dell'inchiostro di q(ui)
(j) S arhi|p(res)b(ite)ro, con b corr. da altra lettera.
(k) -s corr. da altra lettera.
(l) S mute
(m) Segue alone causato dallo spandimento dell'inchiostro di altra lettera precedente.
(n) Segue pre sic(ut) sup(eriu)s depennato.
(o) Segue rasura estesa per lo spazio di cinque lettere.
(p) -e finale corr. da altra lettera.
(q) -u- su alone causato dallo spandimento dell'inchiostro di altra lettera precedente
(r) S p(ro)simo, con rasura di due lettere fra p(ro) e s-
(1) Arnolfo II, arcivescovo di Milano dal 998 al 1018.
Edizione a cura di
Patrizia Merati
Codifica a cura di
Patrizia Merati