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Cartula vinditionis
1101 giugno, Bergamo.
Martino del fu Leobardo, di Grassobbio, di legge longobarda, dichiara di aver ricevuto da Pietro di Giovanni e da Pagano, figlio di Pagano, anch'essi di Grassobbio ma abitanti in Bergamo, sedici denari d'argento quale prezzo della vendita dell'intera sua quota di pascolo e di beni comuni in Grassobbio e Verrobbio e nei rispettivi territori.
Originale, BCBg, Collezione di pergamene, perg. 560 (A).
Nel verso, di mano pressoché coeva a quella del notaio rogatario: 'In Grasobio'. Segnatura settecentesca: '1101'.
La pergamena presenta un diffuso scolorimento dell'inchiostro sul fianco sinistro ed è interessata da piccole macchie rossastre qua e là che interessano il dettato, pur senza recare pregiudizio alla lettura; si notano due piccoli fori di concia, a r. 3 e di seguito alla sottoscrizione del giudice Arderico.
La sottoscrizione del giudice Arderico non è autografa, ma bensì di mano del notaio rogatario.
È questo il primo documento della silloge di cui qui si dà l'edizione redatto dal notaio Arnaldo (in altre, successive occasioni, anche causidico e giudice), la cui carriera, che si snoda lungo un arco di tempo amplissimo (la prima cartula di suo pugno è del 1094 - cf. Le pergamene, II/2, doc. n. 192), consente di schizzare con un certo grado di esemplarità il percorso professionale di un tipico intellettuale urbano d'élite: rogatario privilegiato, insiem con il giudice Arderico che qui, pur non autograficamente, sottoscrive e, soprattutto, a Lanfranco notaio e causidico di cui si dirà più avanti (cf. nota introduttiva a doc. n. 13) di entrambi i capitoli cattedrali e del monastero di Astino, egli si presenta non meno costantemente coinvolto in operazioni documentarie di pertinenza - o di esplicita committenza - vescovile durante la prima metà del XII secolo, dall'autenticazione di privilegi emessi dall'episcopio - o ad esso destinati - in epoca altomedievale, alla prestazione di pareri qualificati nell'ambito di delicate controversie giurisdizionali che coinvolgono membri della curia o il vescovo stesso (un esempio nell'arbitrato del 1141 trascritto dal LUPO, II, coll. 1035-1036, e il cui testo è tramandato da ACBg, perg. 1192 D XVIII). Fra la metà degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta del XII secolo, infine, Arnaldo figurerà alla testa delle nascenti istituzioni comunali, assumendo anche la diretta responsabilità dell'emissione e della redazione delle prime sentenze consolari conservate (rispettivamente, del marzo 1144 e del febbraio 1150: cf. AVBg, perg. n. 26, ACBg, perg. n. 110 A VIII; edizione in DE ANGELIS, Poteri cittadini, pp. 346-350).
Dal punto di vista paleografico, la produzione di Arnaldo si caratterizza per l'alto rilievo formale della sua minuscola documentaria: una scrittura elegante e proporzionata in inchiostro bruno ovvero - assai più spesso - rossastro, morbida nelle forme e con un lieve chiaroscuro che deriva dall'adozione di una penna a punta dritta e moderatamente larga, allineata perfettamente grazie all'ausilio di una leggera rigatura tracciata a secco sul verso della pergamena. Le forme alfabetiche, tutte schiettamente caroline, rivelano una sicura conoscenza di modelli librari, reinterpretati però con gusto e atteggiamenti di orgogliosa autorappresentazione culturale, che, soprattutto negli esempi più impegnativi - e significativi - della propria professionalità (come nella documentazione dell'importante atto di pacificazione della canoniche urbane del 1110 - cf. ACBg, perg. n. 1183 D XVIII) si arricchiscono, certo non a caso, del più consueto repertorio di stilemi e vezzi cancellereschi (esagerato slancio delle aste, sia sotto sia sopra il rigo di scrittura, legamenti ct e st 'a ponte' intrecciati a nodo e decorati con motivi a fiocco). Ulteriori osservazioni su cultura e ruolo politico di Arnaldo in DE ANGELIS, Poteri cittadini, in particolare alle pp. 236-243, 273-281.
(SN) In Christi nomine. Anno ab incarnatione d(omi)ni nostri Iesu Cristi mill(esimo) centesimo primo, mense iunii, ind(ition)e nona.
Con|stat me Martinum, filium condam Leobardi, de loco Grasobio, qui professus sum lege vivere Longobardorum, accepisse sicuti et |[i]n presentia testium manifestus sum quod accepi a te Petro, filio Iohannis, et Pagano, fi[lio i]tem Pagani, de eodem loco, habita|[t]oribus civitate Pergamo, argenti denarios bonos nu(mer)o sedecim, finito pretio, sicut inter nos convenimus, pro toto pasculo et co|muno iuris mei, quod habere visus sum in s(upra)s(crip)to loco et fundo Grasobio, seu in loco Verobio et per eorum singula loca, |[v]el ubicumque de meo pasculo vel comuno inveniri potest in integrum. Quidem autem s(upra)s(crip)tum pasculum et comunalia (a), |[s]icut supra l(egitur), cum superiore et inferiore seu cum fine et accessione sua in integrum a presenti die in vestra qui supra Petri | et Pagani et cui vos dederitis vestrique heredes persistat potestate, iure proprietario nomine, habendum et fatiendum | exinde quicquid volueritis, sine omni mea et heredum me[orum con]trad(ition)e. Quidem spondeo atque promitto ego qui supra Ma|rtinus, una cum meis heredibus, vobis qui supra Petro et Pagano et cui vos dederitis vestrique heredes, s(upra)s(crip)tam vend(ition)em | omni tempore ab omni contradicente homine defensare; et si defendere non potuerimus, aut si contra hanc cartulam agere | quesierimus, tunc s(upra)s(crip)tam vend(ition)em vobis in duplum restituamus in eodem vel in consimili loco. Quia sicut inter | nos convenimus.
Actum s(upra)s(crip)ta civitate (b).
Signum # manus s(upra)s(crip)ti Martini qui hanc cartulam rogavit fieri.
Signum ### manuum Iohannis et item Iohannis atque Ambrosii testium.
+ Ardericus iudex interfui et subscripsi.
(SN) Arnaldus notarius scripsi, post traditam complevi et dedi.
(a) -a aggiunta nell'interlineo per mancanza di spazio in fine rigo.
(b) Nos convenimus - civitate nel rigo sottostante, presso il margine destro.
Edizione a cura di
Gianmarco De Angelis
Codifica a cura di
Gianmarco De Angelis