Lombardia Beni Culturali
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<Cartula donationis pro anima>

765 giugno 13.

Cunimundo del fu Cunimundo dona per la propria anima alle chiese di S. Martino e di S. Vito, ubicate nel castrum di Sirmione, nonché alla chiesa di S. Pietro in Mavinas e alla chiesa di S. Martino in Gusnago, una curtis domocoltile sita in Gusnago presso il fiume Osone, un casale in località detta Stulengarius e un altro in Marmirolo, insieme ai coloni e ai censi, nonché un prato donato a Cunimundo dal re, stabilendo che di tali beni la terza parte sia destinata alla chiesa di S. Martino e le due rimanenti quote alla chiesa di S. Vito, affinché tutto divenga di proprietà del monastero di <San> Salvatore <di Brescia> , cui appartengono le anzidette chiese. Cunimundo stabilisce, inoltre, che alla morte sua e della moglie Contruda tutti i loro servi e le loro ancelle saranno liberi.

Copia semplice parziale del sec. XI-XII, ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 1, perg. IX [B]. Copia semplice del sec. XVII, BAMi, <PURICELLI>, Brixiensis monasterii olim Sancti Salvatoris nunc Sanctae Iuliae varia privilegia, ff. 181r-181v [G]. Copia Odorici, busta 19.2. Regesto Astezati, pp. 674, 691. Nel verso, soltanto segnature novecentesche a matita.

Edizioni: MARGARINI, Bullarium Casinense, II, n. X, p. 9; TROYA, Codice Diplomatico Longobardo, V, n. 839, pp. 325-7; ORTI MANARA, La penisola di Sirmione, n. III, pp. 200-2; PORRO LAMBERTENGHI, Codex Diplomaticus Langobardiae, n. 29, coll. 57-8; SCHIAPARELLI, Codice Diplomatico Longobardo, II, n. 188, pp. 171-3; FAINELLI, Codice Diplomatico Veronese, I, n. 45, pp. 54-5.
Trascrizione: ODORICI, Storie Bresciane, III, n. XXV, pp. 41-2 (alla data 763).
Regesto: BROGIOLO, Civitas, chiese e monasteri, p. 58.
Cf. ODORICI, Antichità cristiane, pp. 8, 15; ID., Storie Bresciane, II, pp. 297-99; BETTONI, Storia della riviera di Salò, I, pp. 126-27; DARMSTÄDTER, Das Reichsgut, p. 133; SEREGNI, La popolazione agricola, pp. 18 (nota 2), 23 (nota 2), 40 (note 2, 5); SCHUPFER, Il diritto privato, I, p. 141, ROTA, Nota corografica, p. 17; TORELLI, Un comune cittadino, I, pp. 82, 117, 119; GUERRINI, Sirmione, p. 48; BOGNETTI, La Brescia dei Goti e dei Longobardi, pp. 430 (nota 2), 439, 441; BOGNETTI, Brescia carolingia, p. 450 (nota 1); MOR, Dalla caduta dell'impero al comune, p. 76; CASTAGNETTI, Comunità della regione gardense, pp. 34, 38; ARDUINO, Letture medievali, p. 142; CASTAGNETTI, Dalla distrettuazione pubblica, p. 18; GASPARRI, Grandi proprietari e sovrani, p. 437 (nota 23); BROGIOLO, Civitas, chiese e monasteri, pp. 19-20, 58; BARONIO, Tra corti e fiume, p. 22; ID., La valle Camonica, p. 21 (nota 11).

La pergamena, in buono stato di conservazione, presenta soltanto qualche macchia di umidità lungo i margini laterali.
La copia - redatta dalla stessa mano di quelle edite ai nn. 4, 5, 6, 8, 11 e 45 - è monca dell'escatocollo (cf. infra).
Il doc. va letto insieme al praeceptum del <765 dopo giugno 13> (cf. doc. n. 11): vi si ricorda di come Cunimundo, per aver ucciso nel palazzo regio di Pavia Maniperto, gasindio della regina Ansa, venne catturato e condannato alla confisca dei beni - secondo quanto previsto dalla trentaseiesima disposizione dell'editto di Rotari. I suoi beni furono donati da Desiderio e Adelchi al monastero di S. Salvatore di Brescia; tuttavia, su intercessione della stessa regina Ansa, la condanna venne soltanto in parte eseguita, e a Cunimundo fu concesso l'usufrutto vitalizio dei beni confiscati, affinché non si trovasse a vivere in miseria il resto dei suoi giorni (sed misericordia mota ipsa gloriosa coniux et genitrix nostra obsecravit nos, ut cum ipso Cunimund aliquam misericordiam faceremus de prefatis rebus eius, ut usufructuario nomine eas habuerit dum vixerit ne cum necessitate vitam suam finiret). Il praeceptum non contiene, comunque, un elenco dettagliato delle proprietà confiscate, limitandosi a specificare come si tratti di singula loca ipse Cunimund habuit et possedit (...) tam mobilibus vel immobilibus rebus inintegrum; pertanto non è possibile stabilire se nel documento si facesse riferimento anche ai beni oggetto della donazione qui edita. Altri beni di Cunimundo rientreranno, infatti, tra quelli donati da Adelchi al monastero in data 772 novembre 11: silva cum roncoras in salecta, tenente uno capite in curte ipsius monasterii in loco que dicitur Miliatino et alio capite tenente similiter in curte ipsius monasterii, qui fuit condam Cunimundi (cf. doc. n. 22).
La destinazione finale al monastero di S. Salvatore (ut ipsas res deveniant ad iure monasterii domni Salvatoris) dei beni oggetto della donazione rende necessaria ancora qualche considerazione.
1. Si potrebbe pensare che Cunimundo esercitasse sulle tre chiese una sorta di giuspatronato pro tempore, essendo queste già state assorbite nel patrimonio del monastero bresciano in seguito alla confisca. La donazione, dunque, sarebbe posteriore al praeceptum di confisca e i beni donati, dei quali Cunimundo sembra liberamente disporre, potrebbero essere stati acquisiti o recuperati dopo il praeceptum regio; oppure potrebbe aver continuato a conservarne il possesso nonostante la disposizione di confisca (cf. BOGNETTI, La Brescia dei Goti e dei Longobardi, p. 430).
2. La carta donationis sarebbe stata redatta prima che, avuta notizia del crimine di Cunimundo, i sovrani longobardi ordinassero la confisca dei beni attraverso il praeceptum. La donazione potrebbe essere valutata come un tentativo di indurre i sovrani alla benevolenza; oppure (ipotesi forse più probabile) Cunimondo, commesso l'omicidio e consapevole - o informato - del tenore della condanna, prima che questa fosse effettivamente decretata per mezzo del praeceptum decise di fare redigere una carta donationis in favore delle tre chiese, le quali, attraverso le rendite derivanti dalle proprietà cedute, avrebbero provveduto al suo mantenimento. Pertanto la necessità alla base del negozio sarebbe venuta meno con la successiva concessione, per intercessione della regina, del godimento in usufrutto dei beni confiscati; si spiegherebbe forse in questo modo perché il documento non venne perfezionato (cf. BROGIOLO, Civitas, chiese e monasteri, pp. 19-20).
Nel verso non compare la consueta segnatura di mano Astezati; tuttavia il documento risulta annotato nell'Indice alla segnatura K fil. 1 n. 3, peraltro la stessa del suddetto praeceptum.
Si offre l'edizione di B; sono segnalate in nota letture discordanti rispetto all'edizione Schiaparelli (S).

In nomine Domini. Regnantibus do(m)nis nostris Desiderio et Adelchis viris exellentissimis regibus, anno pietatis (a) regni eorum in Dei nomine nono et sexto, die tercio decimo (b) de mense iunio, indicione tercia. Ego in Dei nomine Cunimund, filius quondam bone memorię Cunimundi, perpetuam (c) salutem dixi: 'quanta dixi desideria animę et expedit voluntatem'. Oportet enim mihi Cunimundo, dum in hoc seculo sum, semper illas res, ut quando venerit ante tribunal Christi, ut securus possim ante eius maiestatem adsistere, in hoc seculo et in futuro (d) mihi pertineant ad salutem. Dono atque cedo ego Cunimund in ecclesia Sancti Martini (e) in castro Sermionense et in ecclesia Sancti Viti, similiter in castro Sermione, et in ecclesia Sancti Petri in Mavinas et in ecclesia Sancti Martini in Cusenago, in istas sup(ra)dictas ecclesias dono pro animę meę remedio vel pro luminaribus meis curte mea domocultile (f) quam habere visus sum in Gosenagio, prope fluvium Alisionem, cum omni pertinentias suas, in primis casam ipsam (g) domocultilem (h) meam et omnes tectoras infra ipsam terminacionem meam scandolicias vel pallioricias cum stabulo meo (i) seu molino ad ipsam curtem pertinentem, simil(iter) omnes breidas (j) meas ad ipsam curtem pertinentes, terras arvas cum pratis, silvis, vineis, salectis et omnes colonos ad ipsam curtem pertinentes. Volo ut habeant ipsas ecclesias casale meo in loco ubi dicitur Stulengarius (k), cum omnibus colonis qui ipsam terram per cartulam (l) percolere videmini, cum casas et omnes tectoras (m), ut ipsi taliter persolvant in ipsis sanctis locis, qualiter in meos dies mihi Cunimundo persolvere visi fuerunt; et habeant casale meum (n) in Marmoredolo (o), cum omni pertinentia sua vel colonis, qui ipsam terram a tributalio nomine ad laborandum habere visi s(un)t, in ipsis sanctis titulis persolvant qualiter ante hos dies mihi persolvere visi fuerunt; et volo ut habeant ipsę ecclesię pratum meum quod mihi ex dono do(m)ni regis advenit, prato cum silva insimul tenente; et volo ego Cunimund ut ipsas res sup(er) et totum, qualiter sup(er) leguntur, habeat eclesia Sancti Martini in castro Sermione omnia terciam porcionem, reliquas duas porciones habeat ecclesia Sancti Viti, ut ipsas res deveniant ad iure monasterii Do(m)ni Salvatoris (p), cui pertinent predictę ecclesię que mihi Cunimundo in hoc seculo pertinent ad salutem. Et manifesta est mihi Cunimundo, quia omnes servos (q) vel ancillas (r) liberos dimisi pro anime meę remedio, in eodem vero ordine: dum ego Cunimund vel c(on)iux (s) mea C(on)truda advixerimus, in nobis servicium (t) servavimus ipsorum, et post nostrum a(m)borum disessum sint liberi, et absoluti permaneant.


(a) B pieatis.
(b) -ci- nell'interlineo.
(c) B propter.
(d) La seconda u nell'interlineo, in corrispondenza di o espunta.
(e) Martini su rasura di Petri.
(f) S domo cultile.
(g) -p- corr. da altra lettera, come pare.
(h) S domo cultilem.
(i) -e- corr. su altra lettera, forse o.
(j) Non si esclude la lettura bredas, con possibile espunzione di -i-.
(k) La prima u corr. su o.
(l) -u- corr. su a.
(m) -c- corr. su altra lettera, forse i.
(n) -u- corr. da altra lettera, come pare.
(o) La seconda r corr. su l.
(p) do(m)ni Salva- nell'interlineo, in corrispondenza di cui p(er)ti depennato e poi cassato mediante rasura.
(q) -o- corr. da i.
(r) -i- corr. da c.
(s) -x corr. da lettera principiata, come pare.
(t) Segue serviciu(m) erroneamente ripetuto e depennato.

Edizione a cura di Gianmarco Cossandi
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

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