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Carta commutationis
1190 marzo 2, Acquafredda.
Arnoldo, priore del monastero di Acquafredda, il quale agisce con il consenso dell'abate Guiberto, dà a Giovanni, prete del monastero di San Benedetto, il quale agisce con il consenso dell'abate Giovanni de Tabiago, tre prati siti sul monte di Ossuccio, il primo ove dicesi in Oltirono, il secondo in Ploda, il terzo ad Petram laveça; da parte sua Arnoldo priore riceve in cambio dal suddetto Giovanni altri tre prati, due dei quali sono siti sul monte di Lenno, uno ove dicesi in Culumbera e l'altro in Rustello, e uno sul monte di Ossuccio, ove dicesi in Pisigolo.
Originale, BAMi, Pergamene, n. 1475 [A].
Trascrizione: Bonomi, Diplomatum, BBMi, AE.XV.33, n. 111, pp. 218-220. Regesti: Ferrario, Sommario cronologico, c. 450v; Bonomi, Synopsis cronologica, BBMi, AE.XV.33, c. 407r; Ceruti, BAMi, I 145 suss., n. 93, cc. 16v-17r; Bianchi, Inventario, BAMi, K 202 suss., n. 1475, e nella relativa scheda mobile dell'ordinamento cronologico. Note di repertorio: Bianchi, BAMi, K 212 suss., p. 202 (alla voce "Monastero di Acquafredda"); BAMi, ivi, p. 218 (alla voce "Monastero di San Benedetto").
Nel margine superiore sinistro del recto segnatura, pure di mano del Bianchi, che rimanda all'Inventario: "1475".
Nel verso, di epoca medievale, di fase A: "Car(ta) comutatio(n)is t(er)ra(rum) in monte Lenni et Usutii | facta cum monasterio S(an)c(t)i Benedicti d(e) peciis .III. p(ra)tis: p(r)ima iacet i(n) Colu(m)ba(r)ia, s(e)c(un)da i(n) Rostello, t(er)cia i(n) Pisigolo". Inoltre: annotazione di fase B: "In monte de Usutio et de Leno" (et de Leno add. di seguito da diversa mano seriore, come pare); segnatura di fase C: "B, n. 30"; regesto Ferrario. Infine: segnatura Bonomi, accompagnata da indicazione dell'anno: "111 .MCXC."; segnatura Ceruti in pastello rosso: "93".
Cf. BELLONI, Il San Benedetto, p. 62; GRILLO, L'abbazia cistercense, p.153n, ora anche in IDEM, La costruzione di un rapporto, p. 66n; Tabella cronologica, p. 119 (da Bonomi).
La pergamena (mm 255/247 x 131/129) presenta modeste lacerazioni in corrispondenza delle antiche piegature e alcune macchie, soprattutto in prossimità del margine laterale destro, alle righe 11-12.
Dell'annotazione di mano A, formulata con la consueta struttura, si fa rilevare l'emergente autonomia istituzionale dei due monasteri, allora ancora vigente. Il dato, se è certamente ovvio e coerente con la cronologia proposta per l'intervento archivistico di mano A, pare tuttavia meritevole di sottolineatura.
In questa carta compare, in qualità di attore nel negozio, l'abate Guiberto, il settimo dell'Acquafredda. Nel più volte citato codice di Berkeley (cf. la descrizione al n. 34), egli è descritto nei seguenti termini: ".VII. Guibertus de Benolco. M(ediolanensis)" (LECLERCQ, Manoscritti cisterciensi italiani, p. 474). La reggenza di Guiberto è documentata soltanto in questo documento, e già nel 1192 è documentato quale abate Giacomo (doc. n. 117). A quest'ultimo tuttavia dovette precedere un altro abate: ".VIIII. Rugerius dal Pedego. C(omensis)", secondo quanto attestato dalla citata lista di abati. Ma di Rugerio non resta testimonianza in nessuna delle carte conservate.
(SN) Anno dominice incar(nacionis) mill(eximo) cent(eximo) nonag(e)x(imo), s(e)c(un)do die intrante martio, indic(ione) octava. Comutatio bone fidei noscitur esse contractus ut vice emtionis obtineat | firmitatem. Placuit atque bona voluntate convenit inter dominum Arnoldum, priorem monasterii Aquefrigide, parabola domini Guiberti abatis ipsius monasterii, ut ipse prior | confesus est, ex una parte, et ex allia dominum Iohannem, presbiterum (a) monasterii Sancti Benedicti, parabola domini Iohannis de Tabiago, abatis ipsius monasterii, ut ipse don Iohannes presbiter | confesus est. In primis dedit, nomine comutationis, don Arnoldus predictus, ex parte sui monasterii, predicto don Iohanni, ad partem sui monasterii, tres petias de prato iacentibus | in monte Oxuci; una iacet ubi dicitur in Oltirono, cui coheret: a mane et a meridie et a sero et a vento Sancti Benedicti; allia iacet in Ploda; cui: a mane Sancti Benedicti, a meridie vallis, a sero Conti|se de Balbeno (b), a vento comunis; tertia iacet ad Petram lavea; cui: a mane Maxi de Oxuo, a meridie via, a sero Isolani Rumi, a vento culmen. Et ipse don Arnoldus, ad partem sui mona|sterii, recepit, nomine comutationis, a suprascripto don Iohanne, ex parte sui monasterii, allias tres petias prati iacentibus due petie in monte de Lenno et tertia in monte Oxu|i; prima petia dicitur in Colu(m)bera, cui coheret: a mane illi de Casalitio, a meridie et a sero comunis, a vento ospitalis de Insula; secunda petia dicitur in Rustello, cui: a mane tenent Cortixi, | a meridie (c) comunis, a sero Salexi de Bruga, a vento (d) monasterii Aquefrigide; tertia petia dicitur in Pisigolo, cui: a mane tenent illi de Canova, a meridie vallis, a sero suprascripti monasterii Aque|frigide, a vento culmen. Eo ordine ut queque pars fatiat de sua parte ad proprium, sicut superius legitur, cum accessionibus, superioribus et inferioribus suis, cum omni ex utraque parte | et eorum defensione, quicquid voluerint, sine omni sua et suorum successorum contradic(ione), cui defensioni obligavere pignori, pars parti, omnes res monasteriorum suorum, quia sic | inter eos convenit. Actum Aquefrigide. Interfuerunt ‚anebonus de Garzola et Iohannes de Lampogno et Lampogninus, eius filius, et Lafranchinus de Bellaxio rogati testes. |
(SN) Ego Iohannes sacri pallatii notarius interfui et rogatus scripsi.
(a) In A p(res)b(i)b(te)r(u)m, qui e in seguito, secondo un uso caratteristico del rogatario.
(b) In Balbeno -l- corr. da b princiata, erronea anticipiazione della successiva.
(c) In m(e)r(idie) -r- corr. da e principiata, come pare.
(d) In vento -o corr. da lettera principiata, come pare.
Edizione a cura di
Rita Pezzola
Codifica a cura di
Rita Pezzola