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Carta libelli, finis et refutationis
1182 dicembre 1, Milano.
Pagano Burrus, di Milano, dà a titolo di livello a Giacomo, abate del monastero di Morimondo, la sua quota, corrispondente alla metà, dei diritti di decima che, insieme al fratello Guglielmo - il quale ha da parte sua già perfezionato il documento relativo alla propria porzione -, riscuoteva sulle terre dell'anzidetto monastero, nei territori di Gudo e di Morimondo, e in particolare su quelle che il cenobio possiede a partire dal giorno <26 settembre> dei santi Cosma e Damiano dell'anno precedente, nonché di un'uguale quota di diritti su di un appezzamento di terra che il preposito <della chiesa di S. Stefano> di Rosate aveva alienato al monastero, ricevendo il prezzo di diciotto lire di denari milanesi terzoli d'argento. Inoltre, Pagano rinunzia <in favore di Giacomo abate> alla sua parte, consistente nella metà, di un prato sito in Morimondo, che teneva con il fratello, e che entrambi avevano donato al monastero.
Originale, ASMi, AD, pergg., cart. 688 [A]. Regesto, BONOMI, Morimundensis, p. 525, n. 223. Regesto Osio e copia semplice ottocentesca, camicie cartacee di A. Altro regesto, Catalogo, IV, fasc. 74.
Nel verso, di mano del rogatario, come pare: Car(ta) de decima quam fecit Paganus Burr[us], cui segue, di mano del sec. XIII, de (d(e) iterato) sua parte decime loci de [G]udi; di mano X: De decima in Gud(i); di mano del sec. XIII: Car(ta) de Gudi; altra annotazione tarda, e segnatura Bonomi: 223. MCLXXXII. Livello.
Cf. OCCHIPINTI, Il monastero di Morimondo, p. 544 (nota 56).
La pergamena presenta alcune rosicature che, soprattutto nella parte destra, fra la terza e la quinta riga, interessano la scrittura, oltre a qualche lacerazione in corrispondenza delle antiche piegature e a leggere macchie di umidità. Rigatura a piombo.
Sia l'autore che i testimoni (tre giudici) hanno già fatto parte, prima di questa data, dell'organigramma comunale: Pagano Burrus era stato console di giustizia nel 1173 e nel 1178; Gregorio Cagainarca è attestato diverse volte nelle cariche di console del Comune e di console di giustizia fra il 1143 e il 1178; lo stesso dicasi per Arderico de Bonate, relativamente agli anni fra il 1156 e il 1181; Passaguerra, viceversa, risulta titolare di offici a partire dal marzo del 1183 (cf. l'elenco cronologico di MANARESI, Gli atti del Comune di Milano, pp. 538 ss.). La qualità dei testes potrebbe far pensare a una transazione extra-giudiziale cui le parti addivengono in seguito alla loro mediazione, e ciò soprattutto alla luce della refuta operata da Pagano, inserita fra l'elenco dei testi e la completio, riguardante un bene di cui egli aveva già disposto, e per donazione, a favore del monastero.
L'attività professionale del rogatario, Petracius de Sancto Calocero, è attestata per almeno un trentennio, a partire dal 1158 (cf. a es. Le carte di Morimondo, I, docc. nn. 180, 197, 210, aa. 1158-1165; ZAGNI, Le pergamene di S. Giorgio al Palazzo, n. LVI, a. 1169; AMBROSIONI, Le pergamene della canonica di S. Ambrogio, n. 75, a. 1172); redige e sottoscrive importanti docc. del comune (MANARESI, docc. nn. LXXV, a. 1170 - ove la sua qualifica è di notarius sacri palatii -, e CLVIII, a. 1188), nel cui organigramma riveste, già nel 1182, la carica di camerarius (ivi, n. CXXIX).
Indizione di settembre.
(SN) Anno dominice incar(nationis) milleximo centeximo octuageximo secundo, primo die mensis dece(m)bris, indic(tione) prima.
Cartam libelli fecit Paganus Burrus, de civitate Mediolani, in do(n)no Iacobo, Dei gr(ati)a abbate mo|nasterii Morimondensis, ad partem ipsius monasterii, nominative de sua portione, que est medietas (a), de decima illa quam ipse Paganus, una cum Guilielmo fr(atr)e suo, habere solebat in terris iamdicti | monasterii reiacentibus in loco Gudi Antibiago seu in eius territorio atque in territorio de Morimondo, in illis videlicet quas iamdictum monasterium (b) possideba[t, et in] (c) festo sanctorum Damiani (d) et Gosme (e) | fuit annus unus, et insuper in petia una terre quam prepositus de Roxiate vendiderat ipsi abbati, de qua nondum erat (f) facta carta vendicionis (1), et que petia terre est [[............]] decem, de qua decima predictus | Guilielmus, ipsius Pagani Burri frater, cartam (2) similiter fecerat de sua scilicet por(tio)ne iamdicto abbati; eo tenore quod amodo in antea predictus dominus abbas et eius successores et c[ui de]derint habere et ten(er)e debeant iam|dicte decime medietatem, faciendum exinde quicquid ipsius monasterii utilitas fuerit, sine ipsius Pagani contradic(tione); promisit insuper predictus Paganus predicte decime medietatem defendere et guarentare eidem | abbati et suis successoribus et cui dederint usque in pena dubli infrascripti pretii; et proinde professus fuit ipse Paganus accepisse a predicto domino abbate, ex parte ipsius monasterii, argenti den(ariorum) bon(orum) Mediolan(ensium)| tertiol(orum) libr(as) decem et octo. Quia sic inter eos convenit.
Actum s(upra)s(crip)ta civitate.
Sign(um) + man(us) s(upra)s(crip)ti Pagani, qui hanc car(tam) ut supra fieri rogavit (g).
Interfuer(unt) testes Gregorius Cagainarca, Ardericus iudex qui d(icitu)r de Bonate atque Passaguerra iudex.
Ibique, coram eis, ipse Paganus finem fecit et refutationem de sua por(tio)ne, que est medietas, de prato uno | reiacente in Morimondo, quod solitus est habere cum Guilielmo fr(atr)e suo; quod pratum ipsi ambo fr(atr)es ipsi monasterio donaverant (3).
(SN) Ego Petracius iudex qui dicor de Sancto Calocero tradidi hanc car(tam) et rogatus scripsi.
(a) medietas su rasura.
(b) Su -u- segno abbr. (trattino orizzontale) superfluo.
(c) Restauro dubbio.
(d) La prima a corr. da lettera principiata, come pare.
(e) -s- corr. su altra lettera.
(f) n(on)du(m) erat su rasura.
(g) Segue rasura di una lettera.
(1) Non è identificabile con precisione il negozio cui è fatto riferimento, non ancora redatto in mundum (com'è esplicitamente indicato nel testo) all'epoca della carta libelli qui edita. Tuttavia l'ubicazione delle terre su cui gravano i diritti di decima alienati potrebbe far pensare a una coincidenza fra il doc. menzionato e quello (pure una carta libelli) edito al n. 272.
(2) Non si è reperita.
(3) Non si è reperito il doc. relativo.
Edizione a cura di
Michele Ansani
Codifica a cura di
Gianmarco Cossandi