Lombardia Beni Culturali
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Cartula venditionis

1107 <settembre 24 - dicembre 31>, Bergamo.

Pietro di Giovanni Celsone, di Bergamo, di legge longobarda, dichiara di aver ricevuto da Bonifacio orefice, anch'egli di Bergamo, quindici lire di denari d'argento quale prezzo della vendita di un appezzamento di terreno a vigna e a campo sito in Astino ad utilità dell'edificando monastero di Astino. Gisla moglie del suddetto Pietro e sua nuora confermano la vendita.

Originale, BCBg, Collezione di pergamene, perg. n. 2502 (A). Regesto Guiducci, p. 1, p. 314. Nel verso, di mano del sec. XII: 'Car(ta) Pet(ri) Celsonis', cui segue, di mano del sec. XIII in.: 'de terra supra quam hedificatum est monasterium de Astino, et exem|plar est vallibus'. Segnatura Guiducci: 'D 7'. Edizione: LUPO, Codex, II, coll. 853-854 (excerptum); CREMASCHI, Le origini del monastero, doc. n. 1, pp. 14-15.

Cf. MENANT, Nouveaux monastères, pp. 275-279; MEDOLAGO, Devozione e memoria monastica, pp. 225-227; DE ANGELIS, Poteri cittadini, p. 241
La pergamena, salvo leggere tracce di usura lungo le antiche piegature, è in buono stato di conservazione.
Trattandosi del primo documento in cui si faccia esplicito riferimento a un - edificando - monastero nel territorio suburbano di Astino, la carta in questione ha goduto, e gode tuttora, di ampie attenzioni da parte della storiografia, locale e non solo. Per un rapido ma efficace resoconto dei dibattiti sollevati, fin dal XVI secolo, intorno agli esordi della presenza vallombrosana nel comitato bergamasco e alle opportunità offerte dalla carta in oggetto per fissare - quantomeno - un termine post quem della fondazione del monastero del Santo Sepolcro a ridosso delle mura della città orobica, si può ricorrere con profitto a MENANT, Nouveaux monastères, pp. 275-279 e, da ultimo, a MEDOLAGO, Devozione e memoria monastica, pp. 225-227. Sulla figura di Pietro di Giovanni Celsone, oltre al rapido schizzo genealogico offerto da JARNUT, Bergamo 568-1098, pp. 193-194, cf. MAZZI, Studi Bergomensi, pp. 51-53, e MENANT, Nouveaux monastères, pp. 275-276, pp. 295-296. Bonifacio, ricco operatore finanziario della città che ricoprì un ruolo non meno importante nelle vicende insediative della comunità di monaci vallombrosani (cf. più avanti, doc. n. 44), divenne monaco egli stesso, stando a una testimonianza del Necrologio astinese: a f. 24v. leggiamo, infatti, «Bonifatius faber, m.h.m.» (scilicet «monachus huius monasterii»), e a margine, vergata dalla stessa mano, una nota che ci rende sicuri della corretta identificazione («qui emit terram super quam monasterium est edificatum pro libris .xv. mcvii»). Gisla, moglie di Pietro, che qui, esercitando la facoltà che le derivava dalla legge longobarda in materia di rapporti patrimoniali fra coniugi (cf. LIUTHPR. 7), acconsente alla vendita effettuata dal marito, risulterà ella stessa benefattrice di Astino donando al monastero, nel novembre 1122, una vigna sita non lontano dal cenobio, da lei ricevuta «per quartam da condam Petro Celsone» (cf. Le carte, II, doc. n. 29). L'aqua mortua, citata nel documento in questione fra le confinazioni occidentali della vigna alienata da Pietro di Giovanni Celsone, costituiva un elemento essenziale del sistema d'irrigazione nella valle di Astino, di cui il futuro insediamento monastico si servirà ampiamente per mettere a coltura vaste porzioni di terreno (cf. MENANT, Campagnes lombardes, p. 186 e tav. 16, p. 928).
L'indizione è anticipata: tenuto conto degli usi cronologici del notarius Arnaldo - nonché della gran parte dei notai bergamaschi in questo periodo - è probabile che sia stato impiegato lo stile bedano, per cui la redazione del doc. andrebbe collocata fra il 24 settembre e il 31 dicembre.

(SN) In Christi nomine. Anno ab incarnatione domini nostri Iesu Christi mill(esimo) centesimo septimo, ind(ition)e prima. Constat me Petrum Iohannis Celsonis, de civitate |Pergamo, qui professus sum lege vivere Longobardorum, accepisse sicuti et in presentia testium manifestus sum quod accepi a te Bonifatio aurifice, de | eadem civitate, ad utilitatem edificaturi monasterii de Astino, argenti denarios bonos libras quindecim, finito pretio, sicut inter nos convenimus, pro |petia una de terra vidata et campiva iuris mei quam habere visus sum in loco Astino, cui coheret: a mane Iohannis Carentani, a meridie Astini, a sera | aqua mortua, a montibus comune in integrum. Que autem s(upra)s(crip)ta petia de terra, sicut supra l(egitur), cum superiore et inferiore seu cum fine et accessione sua in integrum | a presenti die in tua qui supra Bonifatii et cui tu dederis tuique heredes persistat potestate, iure proprietario nomine, habendum et fatiendum exinde quicquid | volueritis, sine omni mea et heredum meorum contrad(ition)e. Quidem spondeo atque promitto ego qui supra Petrus, una cum meis heredibus, tibi qui supra Bonifatio et cui | tu dederis tuique heredes s(upra)s(crip)tam vend(ition)em omni tempore ab omni contradicente homine defensare; et si defendere non potuerimus aut si contra hanc cartulam agere que|sierimus, tunc s(upra)s(crip)tam vend(ition)em vobis in duplum restituamus in eodem vel in consimili loco.Quia sic inter nos convenimus. Actum s(upra)s(crip)ta civitate. Signum (a) # manus s(upra)s(crip)ti Petri qui hanc cartulam rogavit fieri. Signum ### manuum Iohannis et item Iohannis atque Ottonis testium. (SN) Arnaldus notarius scripsi, post traditam complevi et dedi. Veruntamen si inventum fuerit quod s(upra)s(crip)ta terra cum ratione fictum | reddere debeat, tunc debet de ea solvi denarii fictum tres cui ratio dederit. Gisla coniux s(upra)s(crip)ti Petri et eius nurus | manum in hanc cartulam posuerunt ad confirmandam.


(a) Sig- è reso con un grafismo, qui e nel caso seguente.

Edizione a cura di Gianmarco De Angelis
Codifica a cura di Gianmarco De Angelis

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