Lombardia Beni Culturali
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Breve investiture et convenientie

1101 gennaio, Bergamo.

Giovanni del fu Giovanni, di Curno ma abitante in Bergamo, investe Lanfranco del fu Pietro, di Bergamo, di un campo sito fuori della città, nella Valle di Astino, che egli detiene dal Patriarcato di Aquileia, al canone annuo di un denaro d'argento da versarsi il giorno di s. Martino, ricevendo in cambio, a titolo di launechild, un appezzamento di terreno vitato. Le parti convengono tra loro che se Giovanni non verserà <alla Chiesa aquileiese> il fitto che è solito dare, a Lanfranco sarà lecito tornare in possesso della vigna che ha ceduto.

Originale, BCBg, Collezione di pergamene, perg. 607 (A). Nel verso, di mano coeva a quella del notaio rogatario: 'B(re)ve Ioh(ann)is de Curno'. Di seguito, di mano del sec. XIII in.: 'Terra s(upra)s(crip)ta fuit de Patriarcha | Aquilegie. M. C. I'. Di mano del sec. XIV in.: 'In Valle Astini'. Segnatura settecentesca: '1101'.

Cf. MENANT, Nouveaux monastères, p. 290 (nota 87).

La pergamena, pur complessivamente in discreto stato di conservazione, è interessata da un certo scurimento dell'inchiostro soprattutto lungo i margini laterali e presenta lievi tracce di usura in corrispondenza delle antiche piegature.
La presenza patrimoniale della Chiesa aquileiese in territorio bergamasco è attestata fin dall'età altomedievale, sebbene lasciti archivistici e altre tipologie di fonti a disposizione non consentano di stabilire con esattezza né le dinamiche politico-documentarie che ne furono alla base né il periodo a cui debbano farsi risalire gli esordi. Si dispone tuttavia di un sicuro termine ante quem, fornito da una cartula del luglio 972 con cui viene documentata la cessione libellario nomine in favore dell'episcopato di Bergamo di tutti i terreni di proprietà del Patriarcato siti in Curno, Buzzone (S. Paolo d'Argon), Telgate e Suisio, oltre che in Val Camonica e in ogni altra zona del comitato "inter Aduam et Ollium". Il doc., edito in CDL, n. DCCXXXVIII, coll. 1285-1286, oltre che per l'importanza del contenuto giuridico in sé, è stato adeguatamente valorizzato come prima univoca testimonianza delle confinazioni occidentali e orientali del comitato bergamasco, che risulteranno segnate dai fiumi Adda e Oglio in tutta la documentazione seriore, sia pubblica sia privata, nonché nelle fonti letterarie della piena età comunale: cf. JARNUT, Bergamo 568-1098, p. 19 e p. 128; MENANT, Campagnes lombardes, p. 573; SETTIA, Il fiume in guerra, testo corrispondente alla nota 89.
Il rogatario del doc. è il Lanfrancus notarius attestato per la prima volta in ambito locale nell'aprile 1097 (cf. Le pergamene, II/2, doc. n. 201). L'omonimia, l'identità di signum e di qualifica professionale rendono doveroso procedere fin d'ora, su basi paleografiche, a una sua distinzione dal Lanfrancus notarius attivo dal 1092 (cf. Le pergamene, II/2, doc. n. 181) per lo più in ambito urbano e di cui, d'altronde, resta un numero ben più cospicuo di carte, almeno fino al 1120 (cf. più avanti, docc. nn. 2, 9, 16, 26, 53, 55, 69?, 70?, 72, 74, 77). Elemento decisivo all'identificazione delle mani dei due notai - pur all'interno di un assetto complessivo sostanzialmente analogo, che ha aderito da tempo e con estrema disinvoltura all'alfabeto carolino -, è rappresentato dalla diversa qualità del tratteggio, che nel primo Lanfrancus è sempre leggero e senza netti contrasti, con forme assai più morbide e tondeggianti in conseguenza dell'adozione di una penna a punta larga. La minuscola documentaria del primo Lanfrancus, in questa come nell'altra carta di suo pugno edita nella presente silloge (cf. più avanti, doc. n. 5), si presenta inoltre dritta e in buon equilibrio di dimensioni, laddove il secondo predilige un più pronunciato slancio delle aste verticali che quasi sistematicamente sono ingrossate all'estremità (nel caso delle i maiuscole e delle l), e spesso - si vedano le b - terminano con una caratteristica forcella che piega leggermente verso sinistra. Entrambi, comunque, rivelano una buona padronanza del mezzo scrittorio e forse una qualche influenza di modelli librari, non riuscendo però ad attingere i risultati di un terzo omonimo notaio (il quale, in verità, privilegia di gran lunga la qualifica più aulica di causidicus - cf. nota introduttiva a doc. n. 13), e di Arnaldo notaio, giudice e causidico (che al termine della carriera, fra il 1144 e il 1150, ricoprirà anche la carica di console - cf. nota introduttiva a doc. n. 3).
Il doc. qui edito s'inserisce senza vistose eccezioni nello schema-tipo del breve bergamasco quale si era andato configurando nell'ultimo scorcio dell'XI secolo: è del 1088, infatti (e si tratta, come in questo caso, della formalizzazione scritta di un'investitura - cf. Le pergamene, II/2, doc. n. 167), il primo breve in cui l'impianto generale di quelle che la posteriore riflessione giuridica chiamerà publicationes appare già sostanzialmente definito nei suoi elementi peculiari e alternativi alla struttura della charta. La più chiara descrizione degli schemi testuali di charta e breve si legge in SCALFATI, "Forma chartarum", pp. 59-63. Alcuni cenni in merito alla comparsa e all'evoluzione del breve in ambito bergamasco in PRATESI, Appunti sul notariato, pp. XXVI-XXVII, cui si può ora affiancare, per ciò che specificamente riguarda la valenza politico-rappresentativa della scrittura per brevia nel periodo di transizione dal regime vescovile alla città comunale, DE ANGELIS, Poteri cittadini, pp. 273-281. Un ampio inquadramento del tema, esteso alla considerazione dei nessi tra forme e funzioni documentarie nell'area del regnum, è in ANSANI, Appunti sui brevia.

Una die que est in mense ianuarii, in civitate Pergamo. Presentia bonorum hominum quorum nomina sub|ter leguntur, per lignum quod in sua tenebat manu, Ioh(anne)s filius quondam item Ioh(ann)i, de loco Curno, abitator ea|dem civitate, investivit Lanfrancum, filium quondam Petri, de s(upra)s(crip)ta civitate, nominative de petia | una de terra campiva iuris mei quod abeo et teneo ex parte Patriarchatum de Aquileia(a), et est po|sita ipsa (b) terra foras iamdicta civitate, in loco qui dicitur Valle de Astino; coeret ei: a tribus parti|bus currit aqua. Eo tamen ordine ut ipse Lanfrancus et sui heredes abeant et teneant ipsam ter|ram et persolvant exinde per omnes (c) festivitate sancti Martini argenti denarium bonum unum fic|tum eidem Ioh(ann)i suisque heredibus. Et insuper convenerunt inter se si ipse Ioh(anne)s tenuerit fictum de ipsa terra | ubi est usus dare, tunc sit licitum eidem Lanfranci redire ad vineam quod dedit illi cambium. | Et spopondit se ipse Iohannes si umquam in tempore ille aut sui heredes contra s(upra)s(crip)tum Lanfrancum aut | contra suis heredibus vel contra cui (d) dederint ipsam terram agere aut causare presumserint, tunc obligavit | se componere cum suis heredibus pena nomine argenti denarios bonos sol(idos) centum; post pena composi|ta hec investitura firma permaneat, quia in tali tenore accepi ego qui supra Ioh(ann)e a te qui supra Lanfrancus | exinde launechild petia una de terra vidata ut hec mea promisio et investitura firma permaneat. Factum hoc anno Domini millesimo centesimo primo, mense s(upra)s(crip)to, ind(ition)e nona. Lanfrancus Omodei| et Ambrosius de Vetianica seu Iohannes Armazuco ibi interfuerunt testium (e). Signum # manus s(upra)s(crip)ti Ioh(ann)i qui hunc breve fieri rogavit.
(SN) Lanfrancus notarius interfui et hunc breve rogatus scripsi.


(a) A A(qui)lea.
(b) A ipsa(m), per la presenza di trattino abbreviativo superfluo su -a, qui e appresso.
(c) Così A.
(d) cui nell'interlineo.
(e) Così A.

Edizione a cura di Gianmarco De Angelis
Codifica a cura di Gianmarco De Angelis

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